Milan – Napoli

 A cura di Marco Ferri

A differenza degli ultimi campionati della nostra massima serie, in cui Milan e Napoli hanno stazionato – continuando a farlo – nei vertici della graduatoria,  la partita del 6 gennaio scorso fra giovani rossoneri e partenopei del campionato Primavera, è stata a tutti gli effetti uno scontro diretto per evitare il 15esimo e il 16esimo posto della graduatoria che significherebbero, a campionato terminato, spareggio play-out per la retrocessione in Primavera 2.

Il Milan si presenta per l’occasione con un undici molto giovane, con quattro 2005 e tre 2006 in campo, ed un +3 in classifica rispetto ai rivali del Napoli che non può di certo lasciare tranquilli. Mister Abate sceglie di affrontare la partita con il collaudato 4-3-3, mentre gli azzurrini di Frustalupi rispondono con un 3-4-2-1 e gli ex Rossi e Obaretin in campo dal primo minuto.

Napoli, pressione orientata sull’uomo e troppa verticalità

Gli accoppiamenti iniziali con cui il Napoli ha risposto alla costruzione del Milan, vedevano Rossi in pressione su Paloschi, Spavone e Iaccarino in posizione intermedia fra centrali e terzini avversari, esterni asimmetrici con Giannini maggiormente orientato sul laterale avversario e Marchisano più attento a legare con la linea dei difensori, Alastuey che rompeva in avanti controllando Victor Eletu, adeguandosi quindi ai suoi movimenti di avvicinamento o di allontanamento rispetto alla sua difesa, mentre Gioelli poteva agire solamente uno fra Gala e Pluvio in mezzo al campo, in quanto i tre centrali – più Marchisano – erano inizialmente più preoccupati a difendere lo spazio alle loro spalle con una superiorità di +1 nell’ultima linea. Solamente successivamente, per ovviare a questa problematica, il centrale di destra Barba, ha iniziato a rompere il reparto accorciando forte su Gala, anche nella metà campo avversaria. Un atteggiamento, insomma, ambizioso ed accorto al tempo stesso, che ha dato subito l’idea di un Napoli per niente influenzato in negativo sotto il punto di vista delle intenzioni.

 

Quando la pressione veniva saltata e il Napoli veniva costretto a ripiegare nella propria metà campo, la disposizione difensiva prevedeva un ripiegamento in leggera diagonale verso l’esterno dei due trequartisti e i terzini legati ai tre difensori centrali, creando un 5-4-1 a linee strette con i giocatori dei reparti orientati a uomo nella zona.

Se il pressing del Napoli è stato produttivo nel creare occasioni pericolose dopo la riconquista – vedi il gol del momento 2-0 di Spavone nato proprio da una pressione alta sull’uomo – la gestione del possesso passa è apparsa, al contrario, meno efficace, finendo per cercare molto spesso, fin dalla prima costruzione di Boffelli, l’appoggio diretto su Rossi, troppo spesso costretto a giocarsi duelli spalle alla porta contro Simic e Paloschi con distanze eccessivamente dilatate per un’eventuale supporto dei propri trequartisti. Anche nel secondo tempo, quando il Napoli ha leggermente variato il suo assetto tattico lasciando un solo uomo ad agire sulla trequarti avversaria ed avvicinando Spavone a Rossi, nel tentativo di impegnare maggiormente la difesa avversaria ampliando il proprio fronte d’attacco ed aumentare l’efficacia delle giocate dirette, la produttività offensiva è tuttavia rimasta invariata.

Giannini e Marchisano, inoltre, non sono stati molto propositivi sulle fasce e questo ha tolto un po’ di smalto alle combinazioni laterali, togliendo la possibilità di sfruttare lo spazio che la contrapposizione dei due moduli garantiva in queste zone.

Il Napoli non ha quindi di fatto mai beneficiato della superiorità numerica fornita dal quadrilatero centrale del primo tempo formato da mediani e trequartisti, privilegiando un atteggiamento fin troppo verticale rispetto ad un Milan che invece ha mostrato di essere una squadra maggiormente fluida e con l’intenzione di invadere l’ultimo terzo di campo avversario con tanti giocatori.

Il Milan e la sua fluidità in fase embrionale

La strategia offensiva del Milan puntava invece a ricercare una progressione del campo sicuramente più graduale, cercando di far saltare le marcature del Napoli nella zona centrale attraverso un palleggio corto piuttosto che lungo, seppur senza creare quasi mai i presupposti per creare e/o sfruttare una superiorità numerica o posizionale in zona di rifinitura. Con palla a Torriani, i rossoneri allargavano i propri centrali, con Bartesaghi pronto a prendere ampiezza sul lato sinistro e Bakoune a ballare fra ampiezza e zone intermedie dentro al campo, contando poi sul supporto di Victor Eletu come vertice del 4+1 in fase di costruzione. Le due mezzale, Pluvio e Gala, agivano per lo più in funzione l’uno dell’altro, con il centrale di centrocampo di parte che legava in zona palla, a seconda della zona di uscita, e l’opposto che agiva in superiorità posizionale cercando di prendere le spalle della linea di pressione partenopea. La linea degli attaccanti, disposta per lo più in ampiezza, aveva invece il compito di fissare una linea di quattro giocatori del Napoli a difesa della profondità.

Nella clip sotto possiamo invece vedere un esempio del tentativo di ricerca di una fluidità posizionale dei rossoneri: Bakoune marcato stretto da Gioelli abbandona la zona di fascia e occupa il centro, costante che si ripeterà più volte durante la partita, liberando la fascia per Simic che, di seconda giocata, ha spazio per avanzare. Una volta letto il codice della palla aperta, avviene una rotazione della catena di destra laterale – mezzala – terzino con Scotti che si muove sul corto portando via l’esterno avversario, Bakoune in zona centrale che, sempre marcato da Gioielli, effettua una corsa spezzata, prima in allontanamento e poi verso palla per lavorare su un’eventuale respinta della difesa, e il neo entrato Longhi che invece prova a prendere il lungo nella zona lasciata libera da Scotti.

Nello specifico, l’occupazione spaziale del centro del campo di Bakoune in fase di possesso, replicata poi da Casali nei minuti finali dopo la sostituzione, è stata una costante di tutta la gara. Proprio da un movimento dentro al campo del numero 23 rossonero – e complice una scalata in ritardo dei centrocampisti partenopei, in quell’istante momentaneamente in dieci uomini – è nato l’assist per il gol del 2-1 che ha riaperto la partita.

L’azione del gol di Gala, è stata abbastanza emblematica anche dell’intenzione del Milan – mostrata anche prima che il risultato fosse da riaprire – di voler attaccare l’ultima linea avversaria con molti giocatori. In questo frangente sono infatti 4 gli uomini ad attaccare il traversone di Bakoune pareggiando la linea difensiva del Napoli, atteggiamento replicato, come anticipato, anche per tutto il resto dell’incontro.

Di contro il sistema di pressing del Milan in fase di costruzione alta del Napoli prevedeva la pressione di El Hilali su D’Avino, la scalata in avanti di Gala sul braccetto più vicino, in funzione della postura del possessore, e Sia e Scotti orientati, a seconda della fascia in cui si trovava la palla, sul braccetto opposto e/o sul quarto di parte. Rimaneva tuttavia una pressione non troppo feroce nelle corse in quanto il Napoli, come già segnalato, non hai mai evidenziato particolare interesse nel palleggio, privilegiando un attacco diretto verso Rossi.

Nei rari casi di palleggio manovrato del Napoli nella metà campo rossonera, lo schieramento tattico del Milan variava in un 4-5-1, con l’abbassamento degli esterni d’attacco sulla linea delle mezzali.

Il risultato finale di 2-2, nella realtà maschera un pò quella che è stata la natura di questa partita, sicuramente meno spettacolare di quanto il risultato non possa far intuire. Il Napoli ha giocato una partita piuttosto grigia tecnicamente e ha fornito un’interpretazione troppo scolastica delle sistema di gioco impostato dal suo allenatore; il Milan al contrario avrebbe sicuramente beneficiato di una maggiore brillantezza tecnica in alcuni momenti ed una maggiore capacità di lettura delle situazioni di gioco per smuovere l’avversario dai propri meccanismi difensivi, pur avendo, in quest’ultimo caso soprattutto, l’attenuante della giovane età.

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