ALESSANDRO RUSSO (portiere) – GENOA C.F.C. S.p.A.
Data di nascita: 31/03/2001
Luogo di nascita: Reggio Calabria
Altezza: 194 cm
A cura di Christian Maraniello
La scuola italiana dei portieri, da sempre all’avanguardia, ci ha consegnato un altro talento da iscrivere nella lunga lista dei predestinati: Alessandro Russo, classe 2001, che sta bruciando le tappe al Genoa, ed in nazionale (Under 19).
Alla scoperta di Alessandro Russo…
Non vi nascondo la soddisfazione che provai quando – prima di contattare formalmente il Genoa C.F.C. S.p.a. ed il suo procuratore, Dr. Riso – i genitori di Alessandro mi autorizzarono a procedere con l’intervista (all’epoca ancora minorenne), e non solo per la sua futuribilità, ma anche perché hanno capito, ed apprezzato, la filosofia che ci contraddistingue.
Sono contento quando posso parlare di benchmark, poiché significa che i vivai lavorano bene, e se c’è professionalità c’è crescita a tutti i livelli. Prima la Reggina e poi il Genoa hanno investito molto a livello tecnico su questo ragazzo, per cui i complimenti sono doverosi.
Ma Alessandro non è solo un talento dalle enormi potenzialità. Egli è pure un ragazzo deciso, maturo, con la testa sulle spalle, grazie anche – come dicevo – ad una famiglia solida e di sani principi.
E badate bene che queste sono faccende di alto lignaggio.
Come infatti ormai sapete, la nostra Rivista è in prima linea quando si parla di etica e rispetto nel calcio giovanile, ed Alessandro, da me solleticato sull’argomento, non ha mancato di fornirmi la sua opinione al riguardo: “Ai ragazzi di oggi che iniziano un qualsiasi percorso sportivo gli si deve insegnare, prima della tecnica o della tattica, l’educazione sportiva, i valori ed il rispetto (…); è giusto che queste vengano associate ad una educazione sportiva ed alla formazione di uomini prima che sportivi”.
I valori sportivi, dunque, sono ben radicati e vengono prima di qualsiasi cosa: formare uomini prima che calciatori deve essere la vera prerogativa dei vivai, e pertanto il monito di Alessandro va condiviso senza riserve.
Non ci si stupisca, allora, se ciò che lo contraddistingue, oltre alle qualità tecniche non comuni per l’età, è una attitudine estremamente importante nel ruolo, ossia – come ci conferma il diretto interessato – “la forza mentale, che per qualunque sportivo è la base da cui poi viene tutto: fa parte del carattere e si rimane forti di testa se si riesce a rimanere sereni e divertirsi”.
Ed allora, appare evidente che in questo affascinante ruolo, che come noto richiede costanti responsabilità, la solidità mentale diventa un fattore decisivo.
Partendo allora dalla forza mentale, ci si ritrova immersi in un profluvio di attitudini tecniche di alto livello.
Ciò che impressiona in Alessandro – come già descritto nella nostra scheda tecnica del 30.5.2018 – è la tranquillità e l’equilibrio con cui interpreta il compito.
Forza mentale infatti significa anche sicurezza, quella che è in grado a trasmettere a tutto il reparto arretrato: uscire con i tempi giusti, sia nelle irruzioni alte e sia in quelle basse, esplosività tra i pali, senso della posizione, reattività e coraggio, sono doti ben calibrate nel talento reggino.
Volendo trovare una definizione concettuale, allora a mio parere Russo è un portiere classicista, più propenso cioè all’intervento efficace, e non folkloristico, come i goalkeeper di ultima generazione.
Però questa sua metodologia deriva da anni di duro lavoro, che gli hanno consentito di padroneggiare e sviluppare un senso della posizione già innato.
Peraltro, volendo addentrarci nei suoi colpi empirici, devo dire che ha nei riflessi, nel read and react, e nella reattività le sue skills principali: riesce cioè a far sembrare agevoli parate molto complicate, specie le respinte sui tiri ravvicinati, i rigori, ed anche su slavadenti da fuori area.
Teniamo sempre presente che Alessandro ha misure fisiche impressionanti. Quel 1 mt e 94 cm di altezza gli consentono di coprire un’ampia porzione di porta, e non solo nelle uscite.
Queste dimensioni, invero, gli permettono di effettuare allunghi terrificanti del corpo in fase alare, sebbene questa esplosività la utilizzi – a mio giudizio – per compensare, in qualche modo, la non eccezionale rapidità dei piedi, ed i conseguenti traslochi laterali.
Il rimando alla rapidità mi consente di parlare di “educazione” dei piedi, ampliando un discorso che Alessandro accenna solamente, pur dimostrando maturazione.
E’ difatti notorio che l’evoluzione del calcio ha modificato trasversalmente l’interpretazione del ruolo, specie per quelle squadre che palesano un calcio più propositivo.
L’innalzamento della linea difensiva in avanti, il pressing avanzato e l’estinzione del “libero” (salvo alcuni ritorni, con la difesa a 3), hanno reso vetusta l’idea del portiere da subbuteo, portando con sé un trasformismo addirittura anatomico del portiere.
Il portiere evoluto, quindi, non deve solo saper usare le mani, e quindi parare, ma – secondo teorie che non mi vedono del tutto d’accordo – anche partecipare alla prima costruzione (oltre che essere proattivo ad uscire dall’area, per disattivare le transizioni avversarie).
E da questo punto di vista, come detto sopra, è lo stesso Alessandro a chiarire che deve migliorare “nel gioco con i piedi”, anche perché – l’aggiunta è mia – come disse recentemente Thiago Motta, “For me, the attacker is the first defender and the goalkeeper is the first attacker. The game starts from the goalkeeper, with his feet”.
Si spiega solo così la moderna teoria che vede parte integrante di ogni strategia visionaria anche il portiere, ormai talmente vicino alla sua mutazione in sweeper keeper ( portiere-libero), da sembrare quasi apprezzabile come idea.
Ovviamente questa genesi produce (anche) effetti positivi, però limitati solo a determinati contesti: avere a disposizione un portiere in grado di controllare ampie porzioni di campo, diventa vitale per club che difendono lontano dal castello, in modo selvaggio.
Mentre invece in altre strutture, ritengo che questa nuova richiesta non sia da alimentare troppo, anche per non perdere di vista le reali mansioni dei portieri, che sono principalmente quelle di parare e di non subire gol, e quindi non quelle di creare gioco.
Concludo con una mia personale richiesta ai club. Non abbiate paura ad investire sui portieri giovani. Siate coraggiosi e disponibili nel tollerare eventuali errori, perché queste sviste sono un tributo da pagare per avere una controprestazione sul servizio, che solo la nuova generazione di portieri può garantire.
Intervista ad Alessandro Russo
Alessandro, abbiamo letto che prima di sterzare con decisione verso il calcio, giocavi a basket. Ci racconti brevemente la tua storia, ed in che modo ha prevalso il pallone?
Non ho mai veramente giocato a basket. Ogni tanto andavo ad allenarmi perchè mi piaceva. L’anno in cui andai via dalla Reggina, tra un allenamento e l’altro nella nuova società, andavo ad allenarmi a basket frequentemente anche per lavorare sul piano fisico.
Una volta scelto il calcio, che percorso hai fatto prima di arrivare al Genoa? Hai dei ricordi particolari?
Da piccolo facevo tantissimi sport, finché non arrivò la Reggina che mi tesserò. E ci giocai fino ai giovanissimi nazionali, che feci sotto età. Di quel periodo ricordo con affetto il mister Dino Posillipo e il mister dei portieri Stefano Pergolizzi, che furono molto importanti per la mia crescita tecnica ma soprattutto comportamentale, dentro e fuori dal campo. Dopo l’ultimo anno alla Reggina, iniziai a fare dei provini per il Genoa in primis, dove tutto ebbe inizio, e poi in sequenza all’Atalanta, Roma e Juventus.
Chi ti ha scoperto? Ricordi un episodio specifico del provino?
Il mister dei portieri Pergolizzi fu quello che avviò i contatti per il provino al Genoa; A Genova peraltro incontrai un altro mister dei portieri, Gianfranco Gagliardi, per cui scelsi di andare lì visto l’ottimo rapporto che si creò.
C’è una partita, in particolare, che ricordi nelle giovanili del Genoa, oppure in nazionale?
Per quanto riguarda la nazionale ogni partita del percorso europeo perché è un’esperienza troppo importante, e che mi porterò dietro per tutta la vita.
Al Genoa le due semifinali scudetto di under 15 e under 16.
Abbiamo conosciuto Giovanni Galli, grandissimo portiere della nazionale e di tante squadre di club, a cui abbiamo chiesto di fare una intervista sul calcio giovanile in Italia (in corso di pubblicazione). Sicuramente avrai letto di quell’episodio accaduto qualche giorno fa, della rissa tra genitori e della proposta di Galli di obbligare i genitori a partecipare a riunioni rieducative e ascoltare i consigli di psicologi, dirigenti sportivi e pedagogisti, su come ci si comporta sugli spalti, per cui ti chiediamo di dirci due parole al riguardo.
Ai ragazzi di oggi che iniziano un qualsiasi percorso sportivo gli si deve insegnare, prima della tecnica o della tattica, l’educazione sportiva, i valori ed il rispetto. Dovrebbe essere un insegnamento che parte da casa, dai propri genitori. Comunque siccome lo sport ti mette in contatto con nuove esperienze e nuove conoscenze, è giusto che queste vengano associate ad una educazione sportiva ed alla formazione di uomini prima che sportivi.
La nostra Rivista ha pubblicato, recentemente, una scheda molto dettagliata sulle tue principali attitudini. Quindi ti conosciamo molto bene, avendoti anche seguito all’Europeo Under 17, dove arrivaste in finale (purtroppo perdendola solo ai rigori). Come chiediamo ai tuoi colleghi, vorremmo sia tu a descriverci le tue caratteristiche principali, come interpreti il ruolo di portiere, e soprattutto, dove, secondo te, devi migliorare.
Penso che la mia caratteristica principale è la forza mentale, che per qualunque sportivo è la base da cui poi viene tutto: fa parte del carattere e si rimane forti di testa se si riesce a rimanere sereni e divertirsi.
Devo migliorare tecnicamente e nel gioco con i piedi.
Proviamo a fare un excursus sulla tua (seppur breve) carriera nel Genoa: puoi raccontarci la metodologia di lavoro specifica per voi portieri nelle varie categorie. Cosa ti chiede lo staff tecnico in particolare?
Si segue la stessa metodologia dalla prima squadra fino al settore giovanile.
Lo staff tecnico dei portieri delle varie leve lavorano tutti con la stessa impostazione, che poi ogni portiere farà propria adattandola alle proprie caratteristiche.
Il ruolo del portiere, oltre che essere affascinante di per sè, nel calcio moderno è determinante, e con il tempo si è evoluto tantissimo. Al portiere si chiede molto: spiccata personalità, coraggio, reattività tra i pali, sicurezza nelle uscite, e addirittura piedi “educati”. Hai dei modelli di riferimento? Credi di somigliare a qualcuno? E cosa ruberesti al tuo “idolo”?
I miei modelli di riferimento sono Handanovic a cui mi ispiro, e poi a Buffon in quanto il numero 1 dei numeri 1.
Ruberei a Buffon il posizionamento, mentre ad Handanovic la freddezza.
C’è sempre stato, intorno al ruolo di portiere, una sorta di aura da personaggio epico, e non solo per la “solitudine” in campo, ma anche perchè da sempre il portiere si porta sulle spalle il peso della vittoria o della sconfitta: giochi da solo, comandi la difesa, non hai obblighi tattici e sei sempre protagonista, nel bene e nel male. Secondo te si “nasce” portiere o si può diventare?
Secondo me è ci nasci , è uno stile di vita che hai dentro.
Si dice spesso che un portiere deve avere una buona dose di pazzia. Ti vedi in questa classificazione?
E’ vero ma ogni portiere ha una pazzia diversa, personale, secondo me non classificabile.
Fra le altre tue caratteristiche, sei anche considerato un “pararigori”, o comunque possiamo dire che questa è una delle tue specialità. Hai dei segreti specifici, oppure usi l’istinto ogni volta che sei chiamato in causa dagli 11 metri? Quanto influisce l’allenamento specifico?
Più che l’allenamento, lo studio fa la differenza. In base ai video che noi studiamo si possono vedere dei dettagli di ogni tiratore che ognuno rende propri e ti aiutano a scegliere l’angolo giusto una volta in campo, aggiungendo anche un mix di fortuna e istinto.
Domanda d’obbligo: il tuo ruolo naturale è quello di portiere, ma hai giocato in altre posizioni durante il tuo percorso nelle giovanili, oppure hai sempre giostrato da ultimo baluardo?
No ho sempre giocato solo in porta, solo in cortile con gli amici giocavo fuori perché non potevo tuffarmi (ride, n.d.r.)
Sei ormai presenza fissa nelle varie nazionali giovanili. E come avrai avuto modo di vedere, stiamo intervistando molti tuoi colleghi che vivono come te questa meravigliosa esperienza. Puoi parlarci delle emozioni a vestire la casacca azzurra? E soprattutto se puoi dirci come lo staff tecnico lavora come collettivo e singolarmente (con voi portieri ovviamente).
Vestire la casacca azzurra è un sogno in qualsiasi under che sia e soprattutto della nazionale maggiore; i valori morali di questa maglia sono ineguagliabili perché rappresenta il popolo di un’intera nazione.
Tutte le Under, dalla 21 passando per la 20 (Mondiali), e sino ad arrivare alla 19 e 17 sono ufficialmente qualificate alle fasi finali degli Europei. A mio avviso è un grande traguardo per il nostro calcio. Ci puoi raccontare il nuovo progetto tecnico in seno alla Federazione? Lo staff tecnico vi parla in questo senso?
Il progetto è sempre quello di lavorare per far esprimere al meglio i nostri valori tecnici e caratteriali:
Lo staff tecnico ci consente di interpretare al meglio quelle che sono le nostre attitudini, dando sempre risalto alla nostra forza.
Ormai sei proiettato verso il calcio che conta. Si legge spesso il tuo nome accostato a grandissime squadre. Queste voci ti infastidiscono, nel senso che ti danno pressione, oppure sono un pretesto per fare meglio?
In quanto “voci” non possono influenzarmi più di tanto, anche se fa comunque piacere. Il lavoro quotidiano è sempre indirizzato verso un unico obiettivo che è quello di fare sempre meglio.
C’è un allenatore che ricordi con più affetto nella tua carriera? Perché?
Ce ne sono un paio con cui ho legato molto per aspetti extra-calcio, come il mister per cui scelsi il Genoa Gianfranco Gagliardi, il mister dei portieri Stefano Pergolizzi che mi allenò durante il mio periodo alla Reggina, ed il mister Dino Posillipo che mi allenò durante la scuola calcio alla Reggina.
Ci dai la tua personale classifica dei migliori portieri, in assoluto (anche non in attività, a tua discrezione)?
Almeno i primi 3, o 4, e perchè. Buffon, per le cose che ha fatto e per la testa che lo ha fatto diventare la leggenda che è. Allisson per le capacità tecniche e di confermarsi partita dopo partita. Donnarumma perché per le cose che ha fatto si è dimostrato un grande portiere, nonostante la giovanissima età.
E poi ti direi come quarto Ter Stegen. Portiere molto diverso dalla scuola italiana, ma fortissimo.
C’è un calciatore con cui vorresti giocare un giorno? Ed un allenatore? Se si, puoi descriverci le motivazioni?
Avrei voluto avere la possibilità di allenarmi con Buffon. Sarebbe un sogno poter essere allenati da lui, qual’ora intraprendesse quella strada.
Hai un obiettivo specifico, a livello calcistico? Quello di spingermi oltre i miei limiti, come nella vita Segui il calcio estero? Quale in particolare?
Certo seguo le big dei campionati esteri, in particolare quelle della Premier.
Ci parli dell’Alessandro ragazzo? Passioni, hobby, studio, amicizie. Sono un ragazzo che si spoglia, nei limiti consentiti, dalla veste di calciatore.
Ho frequentato un liceo scientifico pubblico fino al quinto anno, per poi passare a uno privato visti gli impegni con la prima squadra che mi vedevano impegnato al mattino. Farò l’esame d’ammissione agli esami di stato studiando privatamente per prendere la maturità.
Ultima domanda: il ruolo della tua famiglia rispetto alla tua carriera.
Devo tutto alla mia famiglia, in particolare ai miei genitori e mio fratello, in primis per non avermi fatto mai mancare niente dal punto di vista educativo, e per avermi preparato ad andare via di casa a 14 anni, ed infine per essermi stati vicini in ogni mia scelta.
Ringraziamenti
Worldfootballscouting augura una splendida carriera ad Alessandro.
Abbiamo davvero apprezzato la sua disponibilità e la sua serietà. Prima che un calciatore, è un ragazzo proiettato ad alti livelli, con la testa sulle spalle, e con una forza mentale esplosiva.
Ringraziamo ancora i genitori di Alessandro, che hanno saputo comprendere la filosofia di questa chiacchierata, nonché il suo Procuratore, dr. Giuseppe Riso.
Ringrazio la società Genoa C.F.C. S.p.A., per la disponibilità e la cortese autorizzazione, oltre che per la consueta fiducia accordataci.