SALVATORE RIBAUDO – PARMA CALCIO 1913 S.R.L.

Nome: Salvatore Ribaudo
Ruolo: Ala destra
Data di nascita: 07/07/2004, Palermo
Altezza: 174 cm.
Piede: Sinistro

A cura di Christian Maraniello

Per capire la meccanica di Salvatore Ribaudo, talento purissimo del 2004 già schedato (leggi qui), dovete preliminarmente conoscere il growth mindset di Mister Di Benedetto, pronunciato immediatamente dopo il gol icastico alla Sampdoria, da centrocampo.

Leggete attentamente: “Io ho tanti difetti, però difficilmente mi arrabbio coi miei calciatori quando provano una giocata nella quale c’è coraggio. Quando un giocatore ci mette coraggio nelle giocate non va mai rimproverato, perché la personalità di un ragazzo non va inibita ma stimolata. Per noi la priorità è la crescita di questi ragazzi (…). Il focus deve essere rivolto al loro miglioramento tecnico, tattico, fisico e soprattutto mentale(intervista a cura di Gabriele Majo, su www.parmacalcio1913.com del 11.10.2019).

Questo breve broadcast andrebbe stampato ed attaccato su tutti gli ingressi dei settori giovanili (senza distinzioni), e fatto imparare a memoria nei corsi di Coverciano, come principio fondante di ogni formatore.

Peraltro, avevo intuito che il percorso formativo del Parma Calcio fosse interessante, ma non a questi livelli di eccellenza.

E devo dire che le parole di Salvatore Ribaudo – che ho voluto conoscere, anche per capire come il suo talento incandescente fosse maneggiato all’interno – mi hanno confermato quanto esposto.

C’è un passaggio infatti, tra i tanti, dove gli chiedo se i c.d. inverted wings siano una specifica richiesta dello staff tecnico, e Salvatore mi ha spiegato che questa idea è nel programma formativo del Parma”.

Capite cosa fanno a Collecchio? Vogliono che i ragazzi di tutte le categorie giochino a piede invertito, ed all’interno di principi di gioco calibrati su un unico modello che è il 4-3-3.

Immagino che il deus ex machina di questa ideologia impattante sia Luca Piazzi, insieme ai suoi collaboratori, ma al di là dei nomi contano le metodologie, che vanno celebrate e raccontate.

Ecco allora spiegato entro quale magma mistico agisce e cresce Salvatore Ribaudo, che racconta tanto del suo percorso pregresso, ma soprattutto attuale, e spero futuro.

Quindi, come dire, mai limitare la creatività. Ed ecco perché la sua legacy è pienamente proiettata nello spirito del Parma: istinto, coraggio, efficacia, funzionalità.

Chiudo questa brevissima prosopopea, con uno svolazzo citazionale che regalo a Salvo. Nella sua chimica prestativa, infatti, ogni volta che prende palla sembra diffidare i difendenti, con questo violento tracciante pronunciato in un famosissimo manga (Ken il Guerriero), ne “la porta di Cassandra”: “vi consiglierei di andarci cauti sapete? Potrei anche divertirmi a tramutare il vostro riso in pianto”.

Eccolo, in video, un esempio di transumanza del viso degli avversari.

 Intervista a Salvatore Ribaudo

Grazie Salvatore per la Tua disponibilità. Comincerei parlando del coronavirus e del lockdown. Quali sono le tue prime impressioni su questa quarantena forzata?

Buongiorno e grazie a Te per la bella opportunità. Diciamo che l’emergenza la stiamo soffrendo tutti, perché è un periodo difficile. All’inizio, a dir la verità, avevamo sottovalutato la pandemia, io per primo, ed invece poi guardando i telegiornali ci siamo accorti della gravità della situazione, anche se qui in Sicilia non è successo quello che abbiamo visto nel nord Italia. Mi dispiace moltissimo. Per quanto mi riguarda mi manca tantissimo giocare a calcio, la squadra, i compagni, lo staff e la partita di campionato, e questo mi mette tanta malinconia. Poi, sicuramente anche la scuola, i compagni di classe.

 Diciamo la quotidianità

Si. Non siamo abituati a questa situazione. Comunque fammi ringraziare la società Parma Calcio perché appena hanno capito la gravità della situazione sono stati molto bravi a organizzare i rientri. Ad esempio, subito dopo la partita di campionato contro la Lazio, hanno organizzato il mio rientro immediato, mettendomi sul primo volo aereo per Catania. Grazie di cuore, anche a nome di tutta la nostra famiglia. Abbiamo apprezzato molto.

La didattica scolastica prosegue, con lezioni e compiti. Che scuola fai? E come passi la giornata?

Frequento il secondo anno di un istituto professionale a Parma. La didattica prosegue bene, abbiamo una piattaforma dove ci colleghiamo per fare le lezioni con i professori, e per fare i compiti e studiare. Queste giornate a casa le trascorro quindi facendo lezioni online, studiando, allenandomi e giocando alla playstation.

L’immancabile playstation! Spero tu abbia delle regole almeno.

[ride] si, sono io che mi dò delle regole, credo di essere bravo a gestirmi.

Hai parlato degli allenamenti. Ecco, sicuramente lo staff tecnico del Parma vi propone esercizi specifici. Ce ne parli? Ed in che modo vi confrontate in questo periodo?

Si, la società è molto presente, e difatti ci ha preparato un programma specifico di lavoro, e poi comunque spesso ci sentiamo in videoconferenza con tutto lo staff tecnico ed i compagni. Diciamo che il lavoro riguarda soprattutto la parte fisica, cioè il lavoro sulla forza e sulla resistenza: arti inferiori per lo più, anche per non perdere il ritmo.

Prima di discutere delle tue attitudini, vorrei ci parlassi della tua storia. Hai dei ricordi particolari del periodo in cui hai iniziato a giocare a calcio?

Ti racconto un episodio che i miei genitori mi dicono sempre, e cioè che quando da neonato piangevo loro mi davano il pallone nella culla ed io smettevo, come se la palla mi desse tranquillità. Ho iniziato a giocare veramente presto, e ti dico che per me giocare insieme ai miei amici mi faceva stare bene, ma non solo con loro, perché a me piace conoscere gente nuova, quindi giocavo con chiunque.

Se ci pensi, il calcio è, infatti, una fantastica forma di aggregazione.

Si hai ragione.

Sappiamo che la passione te l’ha trasmessa sia tuo padre e sia tuo nonno.

Si, devo tanto a loro, perché sin da piccolo mi hanno trasmesso questa passione, spingendomi sempre. Devo dire però che anche mia madre mi ha aiutato tanto, facendo sacrifici, perché mi portava sempre agli allenamenti, e quindi ringrazio di tutto anche lei, assolutamente.

Che cosa rappresenta per te il calcio?

Per me il calcio è tutto. Quando sto male per qualcosa, gioco a calcio e mi ritorna il sorriso, quindi senza di esso mi sentirei perso.

Il “sorriso” che hai citato è anche un riflesso del “divertimento”. Molti ragazzi che abbiamo intervistato (ad esempio, vedi Brancolini, Bianchi, Cangiano, Baldanzi, Leone), mi hanno parlato del “divertimento” come della vera anima del calcio, visto cioè come l’approccio fondamentale, quasi sistemico. Cosa ne pensi?

Sono d’accordo, ma aggiungerei anche la passione.

Quindi “divertimento” e “passione” sullo stesso piano

Si, secondo me sono necessari.

Concordo. Dunque, la tua prima squadra è il “Borgo Nuovo” di Palermo, poi passi di livello, al U.S. Città di Palermo, dove resti 6 anni. Ci parli di quel periodo formativo?

Guarda, al Borgo Nuovo ed al Palermo sono state due bellissime esperienze, che porterò sempre nel cuore. Pensa che ancora adesso, alcuni mister di queste società mi danno sempre consigli e li apprezzo sempre tantissimo. Per esempio, un allenatore che ricordo con affetto è Fabio Pedrotta, del Borgo Nuovo. Poi certamente devo dire che con i rosanero sono cresciuto tanto sia a livello umano e sia in quello tecnico.

Tra l’altro nel Palermo alle volte giocavi mezzala (anche se torniamo poi sull’argomento), ed eri il capitano con il numero 10 sulla maglia. Segnasti gol tecnicamente impattanti, come questi due, qui sotto.

Ecco, questi sono gol istintivi. Quello a giro è simile a quello che facesti contro il Sassuolo, che vedremo poi. Hai masterizzato una signature move.

Si ero ancora un bambino, ed in quel periodo ero molto istintivo, e mi venivano senza pensarci.

Peraltro segnavi anche gol di tacco, che per molti allenatori potevano sembrare irriverenti. Per esempio, a Parma ti chiedono concretezza, oppure coraggio? So che mister Di Benedetto è molto attento a queste metodiche, e lascia libertà e coraggio ai suoi ragazzi (poi ne parliamo meglio dopo).

Si hai ragione, te lo confermo. Mister Di Benedetto mi lascia la possibilità di esprimermi come voglio, con coraggio e creatività, e non si arrabbia se faccio giocate particolari.

 Sì, ci arriviamo a breve a questi passaggi, che a mio parere nel settore giovanile sono direi essenziali. Istinto, coraggio, efficacia, funzionalità. Mai limitare la creatività. Questa è la massima espressione del “calcio formativo” per come lo intendo io, e devo fare i complimenti al Parma, che mi pare assecondi questa visione metodologica.

Esatto! Infatti sono contento anche per questo di essere qui, e di aver scelto questa società. Anche il mister dell’anno scorso, Saltori Michele, aveva questa mentalità.

Si, insomma, mi sembra una bella visione d’insieme. Restiamo alla società, che è una grande realtà del panorama italiano anche a livello giovanile. Possiamo dire che dimostra subito di credere in te. Raccontaci l’ambiente, la professionalità e il modo in cui ti hanno accolto e coinvolto in questo progetto.

Guarda, quando è arrivata la proposta del Parma ho subito accettato, anche se in passato c’erano altre società che mi hanno cercato, come l’Inter e la Fiorentina. Ma volevo andare assolutamente al Parma, e con la mia famiglia ne abbiamo parlato molto ed abbiamo deciso di accettare, anche per poter inseguire il mio sogno. Poi conoscevo la professionalità del loro lavoro, e di come puntano sui giovani, per cui la scelta è stata immediata. Sono contentissimo di far parte di questo club.

Chi ti ha portato al Parma?

Umberto Calaiò, il fratello dell’ex calciatore, che fa l’osservatore.

Ti sei ambientato subito? Non deve essere stato semplice trasferirsi da Palermo, a 14 anni.

No infatti. All’inizio è stata dura, anche perché è la mia prima esperienza, ma poi dopo qualche settimana mi sono ambientato.

Veniamo ora alle tue caratteristiche tecniche e tattiche, ma prima voglio un tuo giudizio sulla mia relazione che ho pubblicato (leggi qui).

Guarda, voglio innanzitutto ringraziarti perché la relazione è molto bella ed emozionante. E poi è corretta, perché rispetta in toto quelle che sono le mie caratteristiche, ed anche i difetti.

Eccoci dunque al tuo screening completo, che però dovrai fare tu:  descrivimi, in parole tue, le peculiarità principali, il tuo modo di giocare ed interpretare il la tua metodica di gioco.

Mi piace molto giocare con la palla e mi trovo molto bene sull’esterno perché riesco ad esprimermi come voglio, secondo le mie caratteristiche e qualità.

Ti fermo subito, perché dobbiamo spiegare meglio: giochi da esterno destro, a piede invertito (sei mancino naturale).

Si esatto. Così posso rientrare e calciare con il sinistro, che è il mio piede forte, oppure convergere, o andare sul fondo per crossare.

Ma questa maieutica delle ali a piede invertito è una specifica richiesta del Mister?

Si, ma è anche nel programma formativo del Parma.

Fantastico. Spiegamela bene questa.

Praticamente il Direttore [Luca Piazzi – Responsabile del Settore Giovanile – la nota è mia] tiene molto a questa metodologia di gioco, tanto è vero che tutto il settore giovanile viene fatto giocare a piede invertito.

Quindi, come modulo di partenza, tutte le categorie hanno il 4-3-3?

Si, esatto.

Interessante. Passiamo alle tue lacune. Descrivi quella più evidente, che conosco bene.

Il mio difetto maggiore, come ben sai, visto che l’hai descritta minuziosamente, è la fase difensiva.Ti dico che comunque ci sto lavorando molto, anche con il “prof.”, il preparatore atletico.

Il preparatore atletico? Lavorate sulla parte atletica, resistenza?

Si, stiamo lavorando sulla parte fisica, perché devo migliorare nella forza delle gambe, così che poi posso spingere nelle due fasi.

Ad ogni modo, non c’è solo la parte atletica, come sai. Secondo me la tua fase di non possesso, al momento, è solo meramente posizionale e tattica, cioè cerchi per lo più di ostruire le linee di passaggio, mentre ti trovo un po’ pigro quando si tratta di inseguire l’avversario. Queste sono metodiche fondamentali, e nella macroarea della “fase difensiva” riveste un ruolo primario anche il tempo della pressione e della ri-aggressione in caso di perdita palla. Le provate in allenamento? 

Si hai ragione. Inseguo poco l’avversario diretto, ma perché voglio essere lucido sotto porta. In ogni caso ho capito che va curata anche la parte difensiva, e difatti  mi sto allenando tantissimo sulla resistenza, per questo motivo. Sugli allenamenti specifici, si. Lo staff tecnico fa vedere molte situazioni di gioco a tutta la squadra, poi ci sono allenamenti specifici solo per i difensori, e molte volte veniamo coinvolti anche noi attaccanti. 

Con Mister Di Benedetto giocate con un 4-3-3 piuttosto diretto e liquido, dove il possesso palla mi sembra essere una prerogativa del vostro progetto. Gli esterni offensivi (a piede invertito) mi sembrano essenziali per creare superiorità ed imprevedibilità. Vorrei sapere se hai delle indicazioni precise dallo staff tecnico a livello tattico e se ti chiedono movimenti codificati, o ti lasciano decidere in autonomia cosa fare durante le situazioni di gioco.

Per quanto riguarda gli esterni ci lascia libertà di movimento, anche tra le linee, senza seguire schemi insomma. Ovvio che dobbiamo anche stare attenti alla posizione degli avversari, ed alla fase difensiva, perché dovremmo anche aiutare dietro.

Studiate scenari offensivi durante la settimana?

Si, c’è un tecnico apposta, Mister Francesco Ruopolo, ex calciatore, che cura solo la fase offensiva, e ci fa vedere tante cose specifiche, come coordinare i movimenti di degli attaccanti, o le combinazioni, gli spazi.

La libertà di cui godi viene ripagata sul campo, perché – al di là dei numerosi gol che porti in dote (sei addirittura il capocannoniere della squadra e dell’intero girone A) – essa ti consente di dare libero sfogo alle tue qualità tecniche. Ne parli con il Mister Di Benedetto di istinto e libertà?

Si, parliamo molto ed a lui piace che io segua l’istinto, ma vuole che venga messo a disposizione della squadra, così come la qualità. Mi lascia libertà, ma deve essere al servizio dei compagni. Però io gioco così. E’ più forte di me: quando vedo la possibilità di fare male, cerco sempre la soluzione personale, cioè il tiro.

Sarà più forte di te, ma noi vogliamo proprio questo. Quindi, non devi mai smettere di seguire l’istinto.

[ride]

Peraltro, e ne hai già parlato adesso, ho letto recentemente una intervista di mister Di Benedetto, rilasciata a Gabriele Majo (si trova su www.parmacalcio1913.com del 11.10.2019), in occasione del tuo bellissimo gol alla Sampdoria (da centrocampo, sul quale poi ci torniamo), dove egli dice: “Io Salvo lo conosco bene, è un ragazzo di Palermo ed ho avuto il piacere di allenarlo in rosa-nero, dove lo convocavo spesso sotto età (…). Ricordiamoci sempre che le qualità del singolo devono essere messe al servizio della squadra (…)”.

Si è così. Ne parliamo tanto ed io ti dico senza problemi di avere una stima particolare per il mister, e voglio sempre ripagarlo della fiducia che mi dà.

Aggiungo un’altra cosa su di lui: in un altro passaggio molto significativo, sempre dopo quel gol da centrocampo, ha anche detto che “io ho tanti difetti, però difficilmente mi arrabbio coi miei calciatori quando provano una giocata nella quale c’è del coraggio (…). La personalità di un ragazzo non va inibita, anzi va stimolata”. Questa frase è spettacolare.Ebbene, quanto conta per te avere un allenatore così empatico e così attento alla crescita dei suoi ragazzi?

Sono frasi bellissime. Il mister crede tantissimo in noi e nelle nostre capacità, e come detto ci lascia liberi di fare le giocate individuali. Per me conta tantissimo averlo come allenatore, sia perché mi sta migliorando a livello di gioco, e sia, in generale, per la mia crescita come calciatore.

Cosa è per te il “talento”? Voglio una personalissima definizione.

Per me il talento è eseguire una giocata che nessuno vede, anche trasformare una giocata impossibile in semplice. Poi comunque penso che in questa definizione debba entrare anche il giocatore che ti fa vincere le partite con la personalità, la leadership.

Parlando di istinto, creatività, efficacia mi hai fatto tornare in mente un breve tracciante di Erik Cantona, icona indigena del calcio che adoro io, il quale sostiene che l’arte “è spontaneità”. Allora, se accettiamo questa verità, dobbiamo dedurne che il calcio ruota intorno alla unione mistica tra spontaneità – che è specificazione dell’istinto – ed efficacia. Sei d’accordo?

Si. Bellissimo. E’ il mio modo di vedere. Io gioco tanto d’istinto e penso che è appunto la spontaneità e l’efficacia che rende forte un giocatore. Ad esempio il discorso dell’istinto lo posso fare per il gol contro la Sampdoria da centrocampo.

Si lì c’è istinto, coraggio, tecnica, ed efficacia. C’è una giocata o un gol nel tuo database personale, che ti ricorda questa tracklist di Cantona?

Beh secondo me il gol contro la Samp.

Ma non solo, dai.

Allora direi quel gol contro il Sassuolo a giro.

Bravo, pensavo proprio a quello, che peraltro pubblicherò più avanti, quando parleremo di Robben, il tuo modello di riferimento. Descrivimi una azione di gioco che ti rappresenta maggiormente.

Prendere la palla tra le linee, saltare uno o due avversari, e cercare di fare gol. Sono focalizzato sul gol, ma mi piace anche fare assist.

Il calcio da fermo, invece, è un argomento che – immagino – ti stia particolarmente a cuore. Possiamo dire che è una tua specialità. Nella relazione l’ho descritta come una sorta di danza coreografica. Parlami di questa tua dote naturale.

Si, è una mia specialità. In allenamento ci esercitiamo, ed io in particolare lavoro molto su questo fondamentale. Però ti dico che anche dopo, quando tutti vanno a cambiarsi, io mi fermo e continuo, sia calci d’angolo e sia punizioni.

Mister Di Benedetto ti ha paragonato, in questa tua peculiarità, a Recoba, altro mancino importante. Sei d’accordo, oppure hai altri modelli?

Si, e ne sono orgoglioso.

Parliamo un po’ di versatilità. Quando giocavi nel Palermo alle volte venivi impiegato da intermedio, sebbene tu sia di fatto un esterno offensivo che sa incidere davanti.  E’ chiaro che i compiti e le “letture” cambiano tantissimo, ma come ti trovavi a centrocampo? E quanto è importante, per la tua crescita, giocare anche con compiti differenti?

Si, a dirti la verità mi trovavo molto bene, anche perché riuscivo a giocare tanti palloni, e poi è importante per la crescita di ogni calciatore provare ruoli diversi. In realtà ho giocato da mezzala anche nel Parma, ma sono in un paio di amichevoli. Non ho problemi, insomma, a cambiare ruoli, però in questo momento voglio imparare tutto dell’esterno offensivo.

Nella tua categoria ci sono giocatori che ti hanno impressionato?

Sicuramente il nostro Chaka Traorè, che è un 2004 ma gioca con i 2003, poi Alesi e Pagano.

Complimenti per le scelte. Sappiamo che il tuo modello di riferimento è Arjen Robben, ossia l’elite quando discutiamo di esterni a piede invertito. Ti ho visto realizzare gol talmente belli da sembrare quasi mistici, e molto simili a quelli dell’olandese, come questo, che ricorderai bene: è stata una scelta istintiva o premeditata?

Si, Robben è il mio modello di riferimento. Questo gol nasce da una rimessa laterale avversaria, noi recuperiamo palla e me la passano. Io supero due avversari e poi di sinistro a giro la metto nell’angolo opposto. Secondo me è stata una scelta istintiva e non premeditata

Questo gol mi ricorda il golden gol di Gigi Orlandini, nel 1994, che ci regalò il titolo Europeo Under 21. Tuo padre si ricorderà.

Dopo vado a vederlo allora.

Nel calcio moderno c’è bisogno di tecnica, che è alla base di ogni scelta (con l’obiettivo, ad esempio, di creare superiorità numerica, oppure di usare il palleggio per creare spazi alle spalle delle linee di pressione), nonché intelligenza calcistica e movimento costante senza palla. Vengono provate in allenamento anche nella vostra categoria?

Si, in allenamento facciamo tantissimo possesso e tecnica, anche senza palla, con movimenti per farci trovare negli spazi. Sul possesso facciamo il giro-palla veloce, davanti alla difesa, ma anche in spazi ristretti, poi 11 contro 0, e rondos. 

Sulla forza mentale cosa mi dici? E’ una domanda complicata, che potrebbe sembrare astratta, però a me pare che il tuo modo di stare in campo, di capire la partita, interpretarla, derivi appunto da una forza mentale intrinseca. E’ così?

Io penso che sia molto importante questo aspetto. Ed anzi secondo me è alla base di ogni giocatore, perché senza di essa non riesci ad affrontare le partite.

Ci sono figure professionali all’interno del club, oppure si privilegia l’aspetto tattico e tecnico?

Si, abbiamo il mental coach, che ci aiuta anche su questo. Noi del 2004 e del 2005 ne abbiamo uno, mentre i 2003 e la Primavera ne hanno un altro.

L’aspetto mentale si riflette poi sulla certificazione della tua leadership in campo, visto che tocchi tantissimi palloni, li reclami, ed i tuoi compagni spesso si appoggiano su di te. Ti senti questa responsabilità?

Ti dico che in generale, quando mi arriva palla cerco sempre di facilitare le cose ai miei compagni, così come, devo dire, anche loro cercano di aiutarmi. Sulla responsabilità devo dire che la sento, specie quando siamo in vantaggio, perché i compagni spesso si appoggiano su noi esterni, che siamo più tecnici, e quindi dobbiamo aiutare la squadra con il possesso.

Ma in queste situazioni, hai delle richieste dal mister? Velocizzare o razionalizzare il gioco?

Si, mi chiede la conduzione rapida se posso andare ad attaccare e fare gol, oppure se posso cerco la combinazione veloce. Dipende dalla situazione di gioco.

Domanda tattica che riguarda il tuo specifico ruolo.Ci sono due macro-contesti, ossia lo sviluppo posizionale (possesso palla razionale) e quello transizionale (riaggressione palla e ribaltamento selvaggio). Non conto volutamente i moduli conservativi, che a me non piacciono. Ecco, in queste due grandi categorizzazioni, un esterno offensivo, per poter essere considerato evoluto, deve sapersi adattare ad entrambi i modelli. Tu credi di poter stazionare in entrambi i paradigmi, tenendo conto delle tue caratteristiche? Oppure credi di essere più adatto ad uno piuttosto che all’altro contesto?

Io credo di essere adatto nel contesto transizionale, perché sono molto veloce, e bravo in conduzione. Mi piacciono le squadre che vanno in porta in modo rapido. Poi è chiaro che se in certe situazioni dobbiamo posizionarci e stare bassi, cerco di adattarmi, ma se devo scegliere preferisco avere la possibilità di giocare in campo aperto. Il fatto è che quando ci abbassiamo troppo, poi il rischio è di perdere punti. Ad esempio contro il Virtus Entella, vincevamo 1-0 dopo pochi minuti, e ci siamo appunto abbassati, ed alla fine della partita abbiamo preso gol.

Ci sono comunque dei dati oggettivi che si devono analizzare e tra questi il gol rappresenta il mezzo più significativo che racconta la tua vera anima. Segni più di un attaccante puro. Quest’anno addirittura 14 reti, e non conto i filtranti decisivi. Hai indici di pericolosità offensiva veramente importanti. Ne tieni conto? E lo staff?

Allora, lo staff non elabora statistiche individuali e tecniche come quelle che hai detto, ma solo quelle atletiche, di ogni giocatore. E poi chiaramente ne parliamo. Servono moltissimo secondo me.

Capitolo nazionale: sei stato convocato, in under 15. Ci parli delle emozioni che hai vissuto per aver vestito la maglia azzurra, e che ambiente hai trovato.

Sono stato convocato per il Torneo di Natale, e sono stato a Coverciano 3 giorni. Sicuramente è stata un’esperienza unica ed indimenticabile. Indossare la maglia azzurra è stato un onore, e spero di indossarla presto.

Differenze di gioco?

Intensità senza dubbio, ma anche velocità di pensiero. Comunque direi che si corre molto di più rispetto al club.

Ultimamente sei stato convocato poco. Ti pesa? Cosa ne pensi?

Quest’anno non sono stato mai convocato, e a dire la verità all’inizio mi è pesato molto. Però penso che chi è andato in nazionale se lo meritava di più, e quindi devo migliorare tantissimo. La sto prendendo come uno stimolo.

E’ lo spirito giusto. Bravissimo. Cambiamo argomento e parliamo di alcuni valori che purtroppo sono sottovalutati. Mister Di Michele, nella intervista pubblicata su questa Rivista, mi ha parlato di aspetti interessanti: “Sono convinto che sia molto più importante parlare con i ragazzi di etica e di rispetto, piuttosto che di calcio giocato, di tattica e di tecnica. Cosa ne pensi?

Guarda, la nostra società è molto attenta a questi valori. Devo dire che lo staff tecnico, ma anche il Direttore, Luca Piazzi, spesso ci parlano di rispetto, e d io sono contento perché ci aiutano a crescere anche a livello umano, perché bisogna essere prima uomini e poi giocatori.

Capitolo razzismo. Da anni assistiamo a frequenti episodi di razzismo (da ultimo a Verona, con Balotelli che scaraventa il pallone in curva). Voi ragazzi come vivete queste situazioni? Hai mai assistito ad episodi simili? Vi infastidiscono? Credi che si possa migliorare, ed in che modo?

In realtà non ho mai vissuto questi episodi, che comunque mi danno fastidio. Noi in rosa abbiamo ragazzi di colore e sono bravissimi, sanno fare gruppo, sono educati.

Indossi la numero 7 nel Parma, mentre a Palermo la 10. Ha un significato il numero di maglia?

Allora, in realtà quando ero piccolo pensavo che il n. 10 l’avevano i giocatore più forti e quindi mi sono appassionato a questo numero, guardando anche giocare Messi, che è il mio idolo. Poi però quando sono arrivato al Parma ho capito che il numero non conta, e quindi ho preso il 7 senza problemi, anzi. Me lo sono anche tatuato sul polpaccio, mentre la 10 che avevo nel Palermo resta tatuata nel cuore.

C’è un calciatore con cui vorresti giocare un giorno?

Dybala, perché secondo me potremmo avere e trovare una ottima intesa.

Concordo. Istinto, creatività, efficacia. Ed un allenatore?

Pep Guardiola, per come fa giocare le sue squadre. Attaccare e divertirsi.

Hai un obiettivo specifico, a livello calcistico, nel breve periodo?

Si, vincere il tricolore ed essere il capocannoniere di categoria in Italia.

Ultima domanda: il ruolo della tua famiglia rispetto alla tua carriera.

Beh la mia famiglia mi ha aiutato tantissimo, sia per la mia crescita umana, e sia per quella professionale. Hanno fatto tantissimi sacrifici. E’ grazie a loro se sono un ragazzo con ottimi valori, sia dentro e sia fuori dal campo. Penso di essere molto educato. Poi ho anche un fratello ed una sorella più grandi, ed anche loro mi hanno aiutato a crescere.

Tuo padre mi pare molto critico nei tuoi confronti.

[ride] si è vero, guarda molto le cose negative, come è giusto che sia. Così mi aiuta a migliorare.

Ringraziamenti

Termina quindi anche questa interessante conversazione, che ho trovato molto stimolante. Ringrazio Salvatore di cuore, per la simpatia e la cordialità con cui ha raccontato tutto ciò che ruota intorno alla sua vita calcistica. Gli auguro, anche a nome della rivista, una carriera ricca di soddisfazioni, sperando – come gli ho peraltro detto – che mantenga viva la sua idea di gioco fatta di istinto, creatività ed efficacia. Sono riconoscente poi al suo agente, Dr. Vincenzo Raiola, con cui spesso collaboro, che anche in tal caso ha dimostrato di avere interesse alla crescita dei suoi ragazzi. Un saluto particolare lo riservo alla famiglia di Salvatore, e nello specifico al padre, sig. Carmelo, con cui ho scambiato alcune interessanti riflessioni sul figlio, ma anche sulla attuale situazione emergenziale. Ringrazio, infine, per la fiducia la società Parma Calcio 1913 S.r.l., con particolare riguardo al Capo Ufficio Stampa del settore giovanile, Gabriele Majo.

Salvatore Ribaudo
Salvatore Ribaudo

 

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