SAMUELE RICCI (centrocampista) – EMPOLI F.C. S.p.A.

Data di nascita: 21.8.2001
Luogo di nascita: Pontedera

A cura di Christian Maraniello

Il nostro processo di ricerca dei talenti nostrani non si ferma, ed anzi si arricchisce ogni giorno di più. Oggi vi presento Samuele Ricci, centrocampista del 2001 di proprietà dell’Empoli, che lo ha cresciuto con sapienza sin dagli esordienti, e con ciò favorendo il suo sviluppo calcistico fino a farlo arrivare in nazionale, dove sta facendo tutta la trafila delle giovanili.

Alla scoperta di Samuele Ricci…

Dunque Samuele Ricci è un centrocampista centrale, che da mezzala, nel proprio club, si è trasformato con il tempo in play, secondo la moderna concezione che si dà al compito.

E’ una metamorfosi in chiave evoluta, che riecheggia la duttilità che si chiede oggi a chi intende cimentarsi in questa particolare mansione.

Ed allora, Samuele parrebbe sfuggire alle catalogazione dei ruoli a cui siamo abituati, parlando di specialisti; questa chiave di lettura, infatti, consente di poterlo identificare in ogni posizione del campo, adattando la sua interpretazione alle funzioni che devono essere eseguite in determinate situazioni di gioco.

In tal senso, questa forma di trasformismo tattico mi ricorda l’evoluzione di tanti giocatori professionisti, che da interni di possesso e gamba passano a diventare play di costruzione, e/o viceversa.

Ecco, al di là delle similitudini, bisogna però soffermarsi un attimo sui concetti e sui compiti.

Se è quindi vero che chi gioca a centrocampo deve avere una cerebralità elevata, è altrettanto vero allora che questa sapienza bisogna saperla mettere al centro del gioco. Non solo gestire la fase di costruzione, ma anche organizzare le coordinate spazio-tempo di una zona di campo spesso variabile.

Chiaro che l’intermedio ha compiti differenti dal play, così come è altrettanto ovvio che entrambi i ruoli mutano a seconda dei contesti tattici di riferimento.

Tuttavia, lasciando stare i moduli, devo stigmatizzare alcuni punti fermi sul talento pisano, che in parte mi ha confermato lui stesso nella intervista che segue, ed in parte formalizzo io.
Dunque, dal punto di vista concettuale, condivido quanto mi ha detto a proposito del ruolo di mezzala, e troverete tutto nella intervista, quindi nulla quaestio.

Mi soffermo però sul suo “ideal-tipo” di interno: quando giostra in quella fetta di campo, che può aprirsi come un universo in espansione, o stringersi come un cunicolo senza luce, gli piace “molto inserirmi, buttarmi nello spazio, attaccare la profondità e fraseggiare con i miei compagni di reparto”.
Corsa, visioni spazio-tempo, fraseggio.

Non a caso, da interno è stabilmente impiegato, da sotto età, oggi in nazionale under 19.

Ma già prima, in under 17, Samuele Ricci ha dato respiro alle sue evidenti qualità. Nella finale contro l’Olanda all’Europeo under 17, questo suo modo di interpretare il ruolo gli ha permesso di segnare una rete tecnicamente favolosa, che ha consentito agli azzurrini di riprendere gli orange sull’1-1.

Fagioli, in conduzione palla, trasmette a Ricci, che da mezzala periferica ondeggia sulla trequarti avversaria, spalle alla porta. Il controllo orientato di Samuele manda in neuropsichiatria l’intera linea di difesa (che resta inerte), e dopo un piccolo passettino fa partire uno slavadenti siderurgico dritto per dritto, che si insacca all’incrocio dei pali.

Sono gol che restano nella testa di chi, come me, ammira simili prodezze, perché paion partorite da una jam session di PES.

Come detto, però, Ricci nel proprio club cambia mansioni, e viene impiegato da regista. E da play cambia la faccenda, perchè muta la metodologia, oltre che la fonetica tecnica e tattica.

Al riguardo vorrei sottolineare alcuni aspetti della sua interpretazione discrezionale.
Sopra la difesa Samuele Ricci mimetizza i (pur non evidenti) limiti fisici, esaltando la sua cerebralità, ed unendola a quella che è sempre stata la sua principale risorsa attitudinale: il dinamismo, che gli consente recuperi in campo aperto, ma anche di cambiare posizione in campo senza risentirne.

Per il vero, l’anagrafe sperimentale di Samuele Ricci è ancora evidente nella frammentazione delle singole scelte. E forse non avrà quella capacità di regolare tutti i flussi del gioco, sia in corto e sia in lungo, come faceva il Maestro assoluto del ruolo, Pirlo – che è anche il suo modello – però è indubbiamente un play interessante, dinamico appunto, metodico, e con doti atletiche di primo livello.

A queste attitudini dobbiamo aggiungere una balistica importante, che in mano a questo ragazzo diventa un‘arma batteriologica, essendo ormai una specialità.

Ho già descritto la rete in finale di Euro Under 17, ma un gol simile lo ha realizzato contro la Juventus, in questa stagione, in una partita pirotecnica (terminata 4-4), e dove la verticalità empolese si è elevata alla massima liturgia calcistica: rinvio del portiere, spizzata di testa di Montaperto per Ricci, spalle alla porta, che appoggia al volo per il 9 che a sua volta ricambia la cortesia ridandogli il pallone. E Ricci cosa fa? Ringrazia il collega, lo saluta dandogli le spalle, porta palla per tre passi e scaraventa in porta un altro malrovescio che trafigge Loria. L’azione dura 4 secondi. C’è personalità. C’è movimento. C’è visione lisergica.

Va da sé che però gli elogi, per un 2001 vanno calibrati bene. E’ sempre complicato immaginare la carriera di un ragazzo della sua età, perché tante sono le variabili di crescita e di valorizzazione di un progetto, ma Samuele Ricci potrebbe anche essere un centrocampista più complesso, più metodico, e che può (ed anzi deve) conservarsi in un calcio così fisico imponendo l’effervescenza delle sue ispirazioni.

Personalmente, vorrei vederlo crescere nella fase difensiva, e gradirei tentasse più spesso i break longitudinali, in conduzione palla, per aprire le linee avversarie.
A te, Samuele.

Intervista a Samuele Ricci

Samuele, che percorso hai fatto prima di arrivare all’Empoli? Hai dei ricordi particolari, come ad esempio un episodio specifico del provino?

Ho cominciato nel Valdera, una piccola società di Pisa, nel quartiere dove abito. Nel 2010 sono arrivato ad Empoli, nella categoria Esordienti: in estate sostenni un provino, ed in seguito sono stato ricontattato per prendermi. Da lì è partita la mia avventura, inserendomi col tempo nella squadra e nel contesto azzurro.

Chi ti ha scoperto e come?

Sono stato visionato da alcuni osservatori quando ero nel Valdera, in maniera particolare in un torneo che si svolse a Livorno a cui prendeva parte anche l’Empoli. Ricordo che giocavamo a 5, che fui chiamato per il provino e, come detto, sono poi approdato in azzurro.

Hai recentemente firmato il tuo primo contratto da professionista con l’Empoli, ed è certamente un attestato di fiducia importante da parte del club. Inoltre, quest’estate, sei stato in ritiro con la prima squadra, e ti chiediamo pertanto se puoi raccontarci l’emozione che hai provato per la firma, e le sensazioni che hai vissuto a giocare con tanti calciatori importanti.

La firma è stata per me una grande soddisfazione: la società dove gioco da molti anni ha dimostrato fiducia nei miei confronti, facendomi sottoscrivere il mio primo contratto. In seguito a quello, la scorsa estate, ho fatto il ritiro con la prima squadra di Andreazzoli, con il gruppo che poi avrebbe affrontato la Serie A. Mi sono trovato vicino a tanti calciatori importanti, all’inizio c’era forse anche un po’ d’imbarazzo, ma col tempo sono riuscito ad inserirmi grazie anche all’aiuto di tutti: ognuno è stato gentile e disponibile con me, aiutandomi a crescere e facendomi sentire uno di loro.

Dagli addetti ai lavori sei considerato uno dei migliori talenti del vivaio empolese. Il tuo ruolo naturale è quello di mezzala, anche se nel club giochi da regista. Parlando del ruolo di mezzala, sai bene che è un ruolo che ha avuto una evoluzione. Ci sono tanti “tipi” di intermedi, però nel calcio moderno ciò che si richiede è la versatilità, la “tecnica individuale” (che è alla base di ogni scelta) – con l’obiettivo di usare il palleggio per creare spazi alle spalle delle linee di pressione – nonché intelligenza calcistica e movimento costante senza palla.
Questa nuova concezione ti trova in qualche misura coinvolto?

Ho iniziato la stagione da interno, per poi cambiar ruolo e trasformarmi in regista. Il ruolo, come in generale tutto il calcio, si è evoluto nel tempo e sicuramente chiede grande applicazione. Ho giocato mezzala in passato, altrettanto faccio con la Nazionale Under 18 e posso dire che è per certi versi complicato, essendo chiamato a fare al meglio le due fasi, unendo a quella offensiva tanto sacrificio in quella difensiva. È un ruolo dove si corre tanto, ma allo stesso tempo si ha la possibilità di fare assist per i compagni o arrivare fino al tiro in porta. E per fare questo è necessaria una buona tecnica di base.
Tornando al regista, posso dire che mi sto trovando bene, ho la possibilità di toccare molti più palloni e mi piace aver il compito di far girare la squadra.

Mi hai sempre impressionato perché, a mio giudizio, nonostante l’età, sei un centrocampista totale, e con notevoli margini di miglioramento: hai buona visione, hai corsa, buone letture difensive ed offensive, e sai aggredire bene lo spazio, grazie ad una notevole elasticità, e soprattutto hai una buona tecnica individuale, che ti aiuta a provare anche a forzare la giocata. Hai poi una balistica già molto ben impostata, che ti consente di segnare anche gol molto belli. Ecco, vorremmo sapere se queste attitudini sono innate o se sei migliorato con il tempo, grazie al lavoro meticoloso tuo e dello staff tecnico.

Sono partito come esterno destro, poi col tempo ho cambiato ruolo e soprattutto modo di giocare. Ho pensato sempre ad allenarmi al massimo durante la settimana, ad apprendere consigli e insegnamenti da ognuno degli allenatori che ho trovato nel mio percorso, per poter crescere sempre più.
Detto ciò, ho sempre tantissimo da imparare, sia nel ruolo di regista che di mezzala: pensando al calcio attuale credo che un centrocampista moderno debba riuscire ad adattarsi ed interpretare al meglio ogni ruolo del centrocampo e ogni tipo di modulo.

Come detto sopra, ormai conosciamo le tue caratteristiche principali. Pertanto, come già facciamo con altri tuoi “colleghi”, vorremmo sia tu a parlarci delle tue attitudini principali. E soprattutto, dove, secondo te, devi migliorare.

Sono un “calciatore” al quale piace toccare molti palloni durante le gare e quando possibile servire gli assist ai compagni. Se vengo impiegato da mezzala mi piace molto inserirmi, buttarmi nello spazio, attaccare la profondità e fraseggiare con i miei compagni di reparto.
Come ho già detto devo e posso ancora migliorare: devo lavorare sul sinistro, così come sulla parte fisica e sulla fase difensiva dove posso ancora crescere.

Come dicevamo prima, hai fatto parte della selezione azzurra ai recenti Europei Under 17, dove arrivaste in finale, perdendola solo ai rigori. Realizzasti un gol fantastico in quella finale, che a mio giudizio racconta molto della tua filosofia di gioco. Ci puoi parlare della cavalcata di quell’Europeo?

Quella della scorsa estate è stata una gran cavalcata, un torneo che ci vide protagonisti e che purtroppo ci è sfuggito solo all’ultimo. Eravamo un gran gruppo, fatto da bravi ragazzi che si misero al servizio del compagno, guidati da un tecnico come Nunziata che ci ha dato un’idea precisa di gioco: fraseggi corti, stretti, possesso palla, un calcio molto qualitativo per andare a sopperire alla differenza fisica rispetto ad alcuni avversari.
Probabilmente sulla carta non eravamo la miglior squadra o la favorita per la vittoria, ma anche grazie a questo siamo arrivati fino alla finale. Poi purtroppo è arrivata quella sconfitta che ci ha lasciato un po’ di rammarico perché volevamo chiudere alla grande; credo però che quella gara servirà a tutti per il futuro e che avremo la possibilità di rifarci.

In occasione del raduno pre-Europeo della nazionale under 19, il tecnico federale Sig. Federico Guidi, ti ha convocato, dopo le 5 presenze in under 18. Segno evidente della fiducia riposta anche ai livelli federali. Puoi parlarci delle tue emozioni a vestire la casacca azzurra e se puoi dirci che ambiente trovi (metodologie di lavoro, ecc.), e soprattutto se hai dei sogni particolari legati alla nazionale.

Vestire la maglia della Nazionale è sempre un sogno per me e la voglio onorare al meglio in ogni occasione. Con l’Ucraina, nella fase elite per le qualificazioni all’Europeo, ho fatto l’esordio con l’Under 19 e sono stato felicissimo. È stata una grande emozione, sono entrato in un gruppo nuovo con ragazzi più grandi ma dove ho avuto modo di ritrovare anche tanti compagni dell’Under 17.
Siamo riusciti a qualificarci per la fase finale e spero di poter far parte del gruppo che si giocherà l’Europeo in Armenia. Se poi parliamo di sogni, come tutti, vorrei vestire la maglia della Nazionale Maggiore e magari arrivare a giocare i Mondiali.

C’è una partita, in particolare, che ricordi nelle giovanili?

Penso a due gare di questa stagione: la prima quella in casa con la Juventus, terminata 4-4, dove segnai il mio primo gol in Primavera. Poi dico quella con la Fiorentina, di poche settimane fa: il risultato non è stato a nostro favore, ma facemmo una gran partita, dimostrando il nostro valore e giocando un calcio come piace a me.

Hai un modello di riferimento tra i centrocampisti? Un idolo? E cosa ti manca, o comunque cosa gli “ruberesti”?

Mi piace molto Pirlo, ancor di più da quando gioco come regista. A lui ruberei la tranquillità con cui riusciva ad affrontare ogni gara e il modo in cui la trasmetteva alla squadra, oltre che la facilità con cui faceva certe giocate facendole passare per semplici.
Come mezzala penso a De Bruyne, mi piace molto come interpreta il ruolo: ha una grande tecnica, una buona fisicità e ha un gran feeling con il gol.

C’è un allenatore che ricordi con più affetto nella tua carriera? Perché?

Non c’è uno in particolare rispetto ad altri, ognuno mi ha dato qualcosa e mi ha fatto crescere. Se proprio dovessi fare un nome, dico Romano Marinai, che mi ha allenato quando ero piccolo al Valdera e con cui ho legato moltissimo.
[Marinai era un centrocampista di qualità che a cavallo degli 60 e 70 calcò i campi Pisa, Pontedera, Lecco e soprattutto Ternana, dove diventò una autentica bandiera – n.d.r.]

Ci racconti qualche episodio simpatico accaduto durante gli allenamenti, oppure in qualche partita?

Gli episodi sono tanti, nel tempo ho conosciuto tanti ragazzi e ci siamo divertiti. Episodi in particolare non ne ricordo.

Domanda d’obbligo: hai giocato in altre posizioni durante il tuo percorso nelle giovanili?

Come detto, sono partito come esterno di attacco, poi col tempo mi sono trasformato in centrocampista, facendo prima la mezzala e poi regista. Ed in qualche partita ho giocato anche da trequartista.

C’è un calciatore con cui vorresti giocare un giorno? Ed un allenatore? Se si, puoi descriverci le motivazioni?

Se devo essere sincero un calciatore in particolare no. Per come sono fatto penso a giocare, a far bene durante la settimana e nella gara. Poi è normale che il sogno sia quello di arrivare in alto e poter giocare con grandi giocatori. Ma di strada ne ho ancora tanta a fare!

Segui il calcio estero? Quale in particolare?

Mi piace molto la Premier League, un campionato dove la grande tecnica si mixa a ritmi altissimi e dove giocano tantissimi grandi campioni. Ogni squadra ha grandi giocatori e mi piace perché ogni anno sono tante le squadre che si possono giocare la possibilità di conquistare il titolo. Oltre a questo mi piace molto l’atmosfera in cui si giocano le gare, gli stadi pieni e i tifosi vicini al campo.

Ci parli del Samuele ragazzo? Passioni, hobby, studio, amicizie.

Il calcio occupa grande spazio nella mia vita, tra allenamenti e partita. Oltre a questo, frequento il Liceo Scientifico a Pisa, quando posso vedo i miei amici e passo con loro il tempo libero. Mi piace molto il mare e lì passo gran parte del mio tempo in estate. Almeno finché non inizia il ritiro…

Ultima domanda: il ruolo della tua famiglia rispetto alla tua carriera.

La mia famiglia mi ha sempre seguito e sostenuto. I miei genitori non si sono mai persi una mia partita, fin da quando avevo sei anni, e sono sempre molto vicini a me aiutandomi, consigliandomi ma senza mai essere troppo invadenti. Ascolto soprattutto i consigli di mio padre, con un passato da calciatore, che conosce l’ambiente: sia lui che mia madre mi spingono a far bene a livello calcistico ma allo stesso tempo a dedicarmi allo studio e non abbandonare la scuola, ricordandomi che la carriera del calciatore, se mai un giorno riuscirò a farla, non è infinita.

Ringraziamenti

Mi auguro che anche questa chiacchierata sia stata di Vostro gradimento.
Per quanto mi riguarda sono contento di poter dare visibilità a questi ragazzi e, sul punto, devo dare atto alla Rivista che concede spazio a questa rubrica, dandomi ampia libertà di forme e contenuti.

Ringrazio Samuele Ricci per la disponibilità e cortesia, e gli auguro di poter diventare un calciatore importante, perché ha tutto per esserlo.
Un grazie particolare va anche al padre del ragazzo, Alessandro, e non solo per l’autorizzazione alla intervista (essendo Samuele minorenne), ma anche per la simpatia e cordialità.

Sono poi grato alla società Empoli F.C. S.p.A., nella persona di Luca Casamonti (addetto stampa del club), per la cortese autorizzazione, nonché per la fiducia accordatami.

Ringrazio, in ultimo, anche Giovanni Bia (noto ex calciatore di Napoli, Bologna, Inter, Udinese e Saint-Etienne su tutti), quale procuratore di Samuele Ricci, sia per la disponibilità e l’attenzione mostrata, e sia per le interessanti chiacchierate sulle caratteristiche tecniche del proprio assistito.

(Fonte foto: Uefa.com)

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