DIALOGHI SULL’APPROCCIO NEL CALCIO GIOVANILE, CON DIEGO FRANZOSO

A cura di Christian Maraniello

In questi mesi Vi ho proposto interviste strutturate con i maggiori talenti del calcio italiano, e – al contempo – riflessioni stimolanti sui problemi del nostro movimento giovanile con ex calciatori (Dino Baggio, Cabrini e Di Michele), ricavandone sempre nuovi spunti interessanti.

Abbiamo parlato di allenamenti pedagogici, di cultura da cambiare, di come i social stanno annientando i ragazzi, di risultatismo, di stranierismo, di protagonismo, di immobilismo, di calcio femminile, e di didattica.

Poichรฉ non mi piace stare fermo, ho deciso di presentare qualcosa di diverso. Ho voluto, cioรจ, incontrare chi lavora, con passione, a stretto contatto con i germogli del nostro comparto, per capire le reali dinamiche di chi insegna sul campo sin dallโ€™attivitร  di base.

Ho fatto alcune ricerche, a dir la veritร , perchรฉ non รจ materia di mia competenza, ed ho quindi vivisezionato parecchio materiale, e la scelta รจ ricaduta su un allenatore che, per la metodologia seguita, รจ molto vicino alle mie idee: Diego Franzoso.

Devo ammettere che la fiducia che ho riposto in Diego รจ stata ampiamente ripagata, perchรฉ la sua esperienza ed il suo approccio con i giovani mi ha entusiasmato.

Tanti i temi affrontati, e per il vero anche se il dialogo verteva principalmente sulla didattica e sui metodi di lavoro, il richiamo ai problemi strutturali del calcio giovanile sono venuti fuori in automatico, come una valanga.
Noi, come sapete, abbiamo a cuore il nostro calcio, e quindi riteniamo che parlarne sia costruttivo.

In tale ottica, mi permetto di segnalare le nuove nomine, in Federazione, nella Sezione per lo Sviluppo del Calcio Giovanile del Settore Tecnico: Roberto Samaden quale responsabile, e componenti Milena Bertolini, Alberto De Rossi, Filippo Galli, Roberto Menichelli, Gianfranco Serioli e Maurizio Viscidi.

Quali sono i compiti della Sezione da affrontare ce lo spiega l’articolo 10 del regolamento del Settore Tecnico: definire le linee guida formative e tecniche riguardanti l’attivitร  giovanile in ogni ambito federale, formulare criteri sui programmi e sulle metodologie didattiche e di allenamento del calcio giovanile e scolastico, indicare gli spazi e le attrezzature per svolgere in sicurezza ogni tipo di attivitร , stabilire i requisiti per il riconoscimento federale delle scuole di calcio e di calcio a cinque.

Personalmente ho molta fiducia che queste nomine portino nuova linfa, ma sono perรฒ consapevole che il lavoro รจ parecchio.
Non voglio perรฒ togliere ulteriore spazio, e quindi Vi lascio a questa chiacchierata che spero sia di Vostro gradimento.

Caro Diego, intanto ti ringrazio della disponibilitร .

– Partirei con una domanda apparentemente semplice e banale, ma per noi importante: raccontaci la tua storia calcistica.

Grazie a Te, Christian, per questo spazio.
Sono stato un pessimo giocatore, ho giocato a bassi livelli, e mi sono fermato alla seconda categoria. Ho iniziato ad allenare piuttosto presto, allโ€™etร  di 21 anni nel 2004, anche se svolgevo il doppio ruolo di giocatore-allenatore; dopo due anni ho smesso con il calcio giocato per mancanza di stimoli.
Ho quindi cominciato con lโ€™attivitร  di base, con i pulcini, ricordo molto bene quegli anni. Ho iniziato in una piccola societร , con il gruppo dei 1995.
Successivamente ho allenato per due stagioni una prima squadra, ma avevo giร  capito che la mia volontร  era allenare i giovani: devo dire che, comunque, la svolta รจ arrivata nel 2012, con lโ€™apertura del mio sito โ€œideacalcioโ€ che piano piano ha preso piede.
Da lรฌ ho iniziato un tirocinio al Padova Calcio, come allenatore in seconda dei giovanissimi sperimentali, categoria 1999. Poi sono andato a Este, una societร  dilettantesca di buon livello (serie D) e dopo quattro anni sono approdato allโ€™Hellas Verona, dove ho allenato per due stagioni nella categoria giovanissimi (professionisti under 13 e sperimentali under 14).

– Che approccio usi con i ragazzini che alleni? qual รจ il tipo di lavoro che effettui con loro?

Il metodo che utilizzo โ€“ sia nellโ€™attivitร  di base e sia nei giovanissimi โ€“ รจ prevalentemente induttivo.
Creo contesti situazionali piรน vicini possibili alla gara, allo scopo di far vivere ai miei ragazzi tantissime situazioni di gioco che poi potranno, appunto, ritrovare in partita.
La componente tattica, anche quando parliamo di attivitร  di base, รจ molto importante; anche se chiaramente va fatta chiarezza su cosa intendiamo per โ€œtatticaโ€.

Naturalmente, scusa se ti interrompo, visto che parliamo di attivitร  di base e di ragazzini delle categorie giovanissimi, dobbiamo specificare cosa si intende per โ€œtatticaโ€.

Esattamente. Eโ€™chiaro che non intendo affatto โ€œschematizzazioneโ€, ossia esercitazioni finalizzate ad avere un calcio codificato.
Per me โ€œtatticaโ€ significa la capacitร  di un giocatore di saper scegliere in modo autonomo la giocata piรน efficace in quella specifica situazione.
Ritengo che avere un giocatore bravo tecnicamente ma che sbaglia troppe scelte, serva a poco nel contesto collettivo, specie in un calcio come quello attuale, molto veloce.

Quindi in questa ottica (che a me piace tantissimo), allโ€™interno degli esercizi che proponi crei anche delle variabili che possono presentarsi durante la gara (come ad esempio il campo brutto, la pioggia, ecc.)?

Assolutamente si.
Credo che comunque qualsiasi esercitazione che si propone debba necessariamente essere calibrata sulle capacitร  del gruppo a disposizione.

– Certamente. Ecco, in questo senso, sviluppi quindi le diverse aree (tecnica, tattica, atletica, psicologica) al variare della etร ? Queste macro aree le alleni separatamente?

Guarda, รจ chiaro che al variare della categoria deve variare anche la complessitร  delle proposte.
Ovviamente si possono sviluppare esercitazioni uguali (e parimenti utili) sia per lโ€™attivitร  di base e sia per lโ€™attivitร  agonistica: ad esempio, io non trovo nulla di sbagliato a voler sviluppare il principio dellโ€™ampiezza anche coi pulcini, ovviamente semplificando magari lโ€™esercitazione (ad esempio diminuendo il numero dei giocatori coinvolti), ma non il principio in sรฉ.
Nel settore giovanile credo fortemente in una sovradimensione tecnico-tattica: ritengo che queste due grandi macro-aree debbano guidare uniformemente il processo di allenamento.
Trovo sbagliato quindi, di riflesso, un processo separatistico, ossia allenare solo la parte atletica, oppure solo la parte tecnica. Questo perchรจ il calcio รจ uno sport estremamente complesso, dove entrano in gioco una moltitudine di variabili.
Del resto, guarda ti dico una cosa: in questo periodo dellโ€™anno vedo numerose tabelle di lavoro soprattutto per la parte atletica, tra ripetute, mille metri, duemila metri ecc., e non capisco perchรฉ si dia tutta questa importanza allโ€™aspetto condizionale.

– Alleni anche lโ€™aspetto mentale e motivazionale nei ragazzini?

La motivazione รจ un aspetto estremamente importante.
Perรฒ credo che lโ€™allenatore possa spingere fino ad un certo punto, perchรจ รจ la motivazione interna dellโ€™atleta che fa tutto.
Il giocatore se non ha dentro quel fuoco che brucia, รจ un problema.
Quanto invece allโ€™aspetto mentale devo dire che ci si puรฒ lavorare, insistendo sulla competitivitร  e sulla collaborazione.
Eโ€™ una bella domanda questa, perchรฉ si parla sempre di aspetti tattici, tecnici e fisici, ma sempre molto poco della testa. Eโ€™ un focus secondo me molto trascurato, anche se devo dire che bisogna anche comprendere i vari aspetti sociali dei singoli ragazzi.
Eโ€™ evidente che un giocatore che รจ abituato ad avere sempre tutto apparecchiato (sia a casa e sia comunque nella vita sociale) sarร  sempre in difficoltร  quando si tratta di lavorare sullโ€™aspetto mentale.

– Effettui degli step di valutazione? E comunque, Ti affidi a strumenti di valutazione?

Io uso dei questionari ad inizio anno, utili per prendere conoscenza dei singoli ragazzi, su alcune tematiche, che poi ripropongo a metร  anno ed a fine stagione, per capire se le cose sono cambiate, se ci sono stati miglioramenti, e ad esempio se e quali sono le varie relazioni interpersonali allโ€™interno del gruppo.
Per quanto riguarda gli aspetti fisici, rilevo sempre le variabili antropometriche dei singoli (peso ed altezza), perchรจ รจ importante restare aggiornati anche su questi aspetti, per vedere se vi sono squilibri strutturali.
Rilevo poi gli indici di carico interno, dei singoli, sia nel post allenamento e sia nel post gara.

– Dunque, possiamo dire che una delle tematiche che sviluppi maggiormente sia la creazione di problemi da risolvere, attraverso esercitazioni o partite per stimolare la loro propria capacitร  di risolverli? Ed in che modo riesci a proporre tutto questo?

Assolutamente si, รจ al centro del mio approccio.
Io uso, come ho giร  detto, con i bambini, un metodo esclusivamente induttivo, attraverso il problem solving e la libera esplorazione, senza peraltro dare risposte ai problemi del gioco.
Lโ€™allenatore, per come concepisco io la formazione, รจ un creatore di situazioni di gioco che possono avvenire in partita, lasciando la possibilitร  agli atleti di trovare le giuste risposte alle innumerevoli problematiche a cui li mette di fronte il gioco.
Intervengo davvero molto sporadicamente durante le esercitazioni, e quando lo faccio utilizzo lo strumento delle domande, perchรฉ ritengo che dare soluzioni e risposte abitua gli atleti ad avere sempre la pappa pronta, ma cosรฌ i ragazzi crescono in maniera limitata, quanto alla propria struttura creativa.
Io voglio essere sorpreso. Non voglio sorprendere.

– Ecco, in questo senso sicuramente avrai perรฒ anche la percezione che stai allenando, o comunque formando, bambini o ragazzi che, magari, un domani, potranno far parte del calcio che conta.

Si perรฒ attenzione. Ho parlato recentemente con un collega che allena una prima squadra di serie A proprio di questi aspetti, e mi ha detto che in rosa ha diversi giocatori che hanno bisogno di una guida, il che mi porta a credere che chiaramente tutto dipende poi dal percorso formativo di ognuno.
Se un atleta di serie A ha avuto, da bambino e da ragazzo, insegnamenti di tipo prescrittivo, รจ chiaro che avrร  problemi ad interfacciarsi in un contesto piรน induttivo, come appunto stiamo discorrendo.
Questi giocatori potranno essere molto bravi a svolgere il compito richiesto, ma non andranno mai oltre, e quindi ci vedo dei limiti.
Come ti ho detto, voglio giocatori che mi sorprendano.

– Li voglio anche io, ed รจ per questo che ti ho contatto, perchรฉ le tue idee sono molto vicine alle mie. In questo senso potrebbe essere interessante uniformare la crescita formativa in Italia, ma come si fa se nessuno investe? Guarda per esempio le strutture che ci sono in Germania (se non erro allโ€™Hoffenheim e al Borussia Dortmund) dove i ragazzini vengono allenati alla reattivitร .

Si. Concordo pienamente. Perรฒ, piรน che parlare di reattivitร  parlerei di percezione, legata inevitabilmente ad un buon orientamento posturale, poichรฉ con il ritmo di gioco sempre piรน veloce cโ€™รจ la necessitร  di vedere la giocata prima di effettuare il controllo.
Eโ€™ ovvio che se sono orientato male la giocata successiva diventa difficoltosa.

Il trip di vedere la giocata prima di effettuarla mi ricorda diversi campioni, come Iniesta, Xavi, Pirlo (per restare agli ultimi che abbiamo ammirato), e sul quale ho anche parlato con alcuni talenti intervistati, come Leonardo Mazza del Bologna (un 2000 di grande talento).
Ma parliamo di associativitร  e tecnica individuale: vanno dโ€™accordo insieme, ovvero una esclude lโ€™altra? Oppure credi che entrambe queste macro attitudini possano, ed anzi debbano convivere?

Guarda, nellโ€™ultimo mio libro che รจ uscito si parla proprio di questo aspetto. Io credo fortemente che le due possibilitร  debbano andare a braccetto, in ogni categoria.
Resto convinto che lโ€™allenatore debba fornire al giocatore, durante la settimana, sia gli strumenti per abituarlo a fare delle scelte e decidere in maniere autonoma, come ti dicevo, e sia per imparare anche la collaborazione con i compagni.
Non posso lavorare esclusivamente sulla tecnica individuale, perchรฉ se ho un ragazzino bravissimo tecnicamente ed in partita trova un avversario altrettanto bravo a contrastarlo, il mio atleta deve trovare altre soluzioni: una volta magari riprova la giocata individuale, ma nella successiva potrร  anche ricercare la collaborazione coi compagni.
Il calcio รจ uno sport di squadra. Si parte sempre da qui.

– Abbiamo chiacchierato di temi interessanti con Dino Baggio, Antonio Cabrini e David Di Michele, e tra le varie tematiche affrontate quella del risultatismo รจ stata quella piรน stimolante: tu credi che lโ€™ossessione per il risultato sia uno dei maggiori mali del nostro calcio giovanile?

Si. Direi che รจ un problema delle societร , piรน che del sistema calcio, anche se ovviamente il movimento ne risente per queste situazioni.
I messaggi che vedo, che leggo, secondo cui se non vinci sei un fallito sono deleteri, ma non solo nel calcio, bensรฌ anche nella vita (nella scuola, nel lavoro).
Ecco perchรฉ, a mio parere, si deve intervenire massicciamente giร  nella scuola, perchรฉ poi parte tutto da lรฌ.
Al riguardo, ti segnalo un articolo interessante di mister Setien, del Betis, secondo cui lโ€™ossessione della vittoria porterร  a creare un numero enorme di fallimenti, ed รจ la veritร .
Poi รจ naturale che il discorso รจ solo riferito al calcio giovanile, perchรฉ se portiamo la problematica in ottica prima squadra, รจ diverso.
Ragazzi, la situazione รจ allarmante, anche nellโ€™attivitร  di base, e sono contento che mi fai questa domanda, visto che siete in pochi che vi occupate di questa tematica.
Io vedo giornali a livello locale che addirittura per le categorie โ€œpulciniโ€ mettono i risultati e le classifiche, con i marcatori. Ma stiamo scherzando?
Ma nel calderone ci metto un poโ€™ tutti, perchรฉ anche molti allenatori sono ossessionati dal risultato, e quindi รจ un bel problema.
Sia chiaro, non sto dicendo che il risultato non sia importante, ma bisogna fare chiarezza, perchรฉ contesto lโ€™ossessivitร  del risultato a tutti i costi, mentre invece posso discutere della ricerca di un principio di gioco, di idee, coraggio, di una proposta di calcio che possa poi andare anche alla ricerca del risultato, ma sempre intendendo la riuscita della proposta, di metodi.
Servono interventi urgenti.

-Sono dโ€™accordo. Interventi culturali, di mentalitร . Peraltro questa tematica รจ stata affrontata, come ti dicevo, con ex calciatori qui sulla rivista, e ad esempio Di Michele, a proposito del recente Europeo Under 21, mi ha detto che tutte le critiche piovute addosso a Di Biagio non le ha capite, e che anzi si รจ divertito molto a vederli giocare. La tematica perรฒ va a braccetto anche con lโ€™eccessivo โ€œstranierismoโ€ in Italia, anche a partire dai piccoli.

Beh certo, le due situazioni vanno di pari passo.
Le riforme vanno fatte, altrimenti qui si rischia il tracollo, e partendo dalla scuola, e coinvolgendo tutto il sistema nel suo insieme.

– Si sostiene che uno dei motivi che ha influito sul calo dei nostri talenti รจ il fatto che i bambini non giocano piรน in strada. Anche di questo abbiamo riflettuto con i campioni sopra citati. Cosa mi dici al riguardo?

Evidentemente si.
Ti basti un dato: oggi i ragazzi quanto tempo si allenano, e quindi giocano? Massimo 5 ore a settimana, toh facciamo 6. Alla settimana, sottolineo.
Da bambini, noi, ma anche quelli della tua generazione, e figurati prima, giocavamo 6 ore al giorno. Questa รจ la differenza.
Ho letto le vostre interviste, ed ho notato che lo avete rimarcato voi ed i vostri ospiti. Cโ€™รจ poco da aggiungere, quindi.
Per dire: noto che giร  dallโ€™attivitร  di base si trovano bambini che hanno incredibili limiti dal punto di vista coordinativo, e quindi poi tutto il lavoro si ferma e bisogna partire da zero.
Poi chiaro, i social hanno influito moltissimo su questa situazione sedentaria, che poi crea problemi fisici in futuro.

Poi รจ chiaro che noi giocavano tutti, mentre nelle societร  importanti si allenano ragazzini selezionati, e quindi quelli bravi. Il tempo speso in allenamento, per esempio, nellโ€™uno contro uno con avversari di livello pari o superiore, ha tutto un altro valore.

Si concordo.

– Da allenatore hai mai provato a โ€œguardartiโ€ anche come osservatore, per esempio allโ€™Hellas Verona? Hai questo approccio, oppure prendi la squadra che ti affidano, e la alleni senza problemi?

Se vedo un giocatore che mi piace e lo ritengo interessante, il mio compito รจ di segnalarlo ai responsabili dello scouting.
Lโ€™anno scorso รจ entrato, per esempio, un ragazzo che giocava nellโ€™Este (la mia precedente societร ), e lโ€™ho segnalato io, poi รจ stato preso ed a me ha fatto piacere, perchรฉ รจ stato valutato piรน che positivamente.

– Parliamo di limiti fisici in rapporto al talento tecnico. Come si puรฒ evitare di perdere per strada un ragazzino con qualitร  tecniche eccelse per limiti fisici?

Guarda, ho scritto recentemente un articolo che ha fatto molto scalpore, quando lessi alcuni interventi di addetti ai lavori โ€“ e non faccio nomi โ€“ in merito ai motivi per cui i ragazzi trovano difficoltร  con il passaggio dalla primavera alla prima squadra: alcuni dicono che non sono pronti fisicamente.
Ma allora mettiamoci dโ€™accordo. Perchรฉ mi pare evidente che ci sia qualcosa che non va: molte societร  prendono ragazzini giร  formati fisicamente, e quindi come รจ possibile che poi dopo qualche anno non riescano a passare in prima squadra?
Perchรฉ il piccolo ma bravo tecnicamente non gioca? Si torna al discorso precedente, e cโ€™รจ poco da fare, il punto รจ questo. Voi ci battete, io anche, molti altri pure, ma siamo sempre qui a parlarne, ma il problema resta.
Il risultatismo.
Vincere.
Bisogna vincere.
Ecco perchรฉ le societร  importanti puntano sulla fisicitร  a discapito della tecnica.
Io queste cose le vedo tutti i giorni, ed in questo contesto il piccolo deve saper sopravvivere, sviluppando capacitร  condizionale, ed anche di letture.
Dunque come facciamo a ridurre il rischio di perderli? Guarda, in Veneto sto notando che negli ultimi anni le societร  di un certo livello stanno facendo rose decisamente numerose, proprio per inserire anche ragazzini piccoli fisicamente (giร  a partire dagli under 12), cosรฌ da poterli aspettare. Ma ti parlo di rose di 25, 26, 27 ragazzini.
Io voglio sentire i responsabili parlare di formazione e crescita di tutta la rosa a disposizione, non di vittorie dei campionati.

– Il fatto รจ che il calcio italiano crede sempre meno a questa tipologia di talenti. Prendi Cangiano, della Roma, un 2001 che ha un talento incredibile, e come dici tu con grande resistenza e letture, perรฒ รจ stato venduto al Bologna, anzichรฉ tenerlo in rosa. Non ci hanno creduto? Era un problema contrattuale e basta? Non lo so.

Cโ€™รจ anche Tomaselli della stessa Roma, un 2004 che a me piace tantissimo, ha una doppia nazionalitร . Eโ€™ piccolino ma che giocatore! Per dire, ho appena visto un torneo a Bellaria a maggio, under 14, e la Pistoiese ha messo in campo 3 ragazzini molto bassi (massimo 1.50 di altezza) in finale contro lโ€™Atalanta, e nei primi 15 minuti fu un dominio tecnico incredibile, poi i bergamaschi hanno saputo cambiare atteggiamento, appoggiandosi maggiormente sulle proprie punte e violentandoli fisicamente.

– Lavorando allโ€™interno del mondo giovanile, conoscerai i relativi problemi, e di alcuni di essi ne abbiamo trattato sopra. Ti chiedo se hai delle idee di riforme strutturali per tutto il movimento, e vorrei capire perchรฉ, secondo te, non si fa nulla.

Brutta domanda! Qui davvero bisognerebbe scrivere un libro, anzi due: uno sulle riforme e lโ€™altro sul perchรฉ siamo immobili, anzi sono immobili.
Sono comunque fiducioso, anche perchรฉ Filippo Galli, di cui nutro grandissima stima, pur non conoscendolo direttamente, รจ entrato in Figc.
Le riforme sono urgenti, e volendo esemplificare (e semplificare) direi:
– maggiori competenze: quello che stanno facendo adesso in Federazione, ossia abilitazione per tutti gli allenatori, anche provinciali, secondo me non risolve il problema delle incompetenze. Anzi. Bisogna offrire una formazione seria e duratura nel tempo. E non solo agli allenatori, ma anche ai direttori sportivi.
– liberalizzare lโ€™accesso ai corsi federali, previo superamento di un test dโ€™ammissione, un poโ€™ come allโ€™universitร  se vogliamo: porto come esempio Nagelsmann. E non aggiungo altro.
– modalitร  di accesso ai corsi federali: i criteri per lโ€™ammissione sono sbagliati! Perchรฉ favorire chi ha giocato ai massimi livelli?
– infrastrutture: credo non ci sia bisogno di parlarne.
– riconoscimento scuole calcio โ€œeliteโ€: trovo sia un errore, anche perchรฉ allโ€™interno di molte di esse cโ€™รจ tantissima incompetenza. Inutile a mio avviso riconoscere una targa โ€“ รฉlite โ€“ se poi non ci si accerta che il lavoro al loro interno รจ davvero di grande qualitร .
– sistema di retrocessioni giร  a partire dai campionati giovanili: parlo della Regione Veneto, perchรฉ qui abbiamo una regola che comporta le 4 retrocessioni. Incredibile davvero. Ma perchรฉ? Su 16 squadre, in under 15 ci sono 4 retrocessioni. Ma che modo รจ di fare calcio questo? Poi non ci si stupisca se vi sono 9 o 10 cambi in panchina in un anno.
Cambierei quindi totalmente il sistema promozione/retrocessione, ad esempio assegnando dei valori a quelle societร  che promuovono investimenti alle infrastrutture.
– maggior riconoscimento economico agli allenatori del settore giovanile e dellโ€™attivitร  di base e possibilitร  per gli stessi di avere un doppio tesseramento, qualora due societร  intendano affidarsi ad un allenatore che entrambe vogliono assicurarsi per le sue competenze.

– Quante idee caro Diego. Tanti spunti di riflessione, e ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato.

Grazie a te Christian, anche per le domande interessanti e per le tematiche affrontate. Un abbraccio a tutti i ragazzi della rivista che dedicano tempo prezioso per sensibilizzare una cultura diversa. Grazie di cuore.

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