TOMMASO BALDANZI (trequartista) – F.C. EMPOLI S.p.A.

  • Data di nascita: 26/03/2003
  • Luogo di nascita: Poggibonsi
  • Altezza: 170 cm.

A cura di Christian Maraniello

In una recente intervista rilasciata a “La Repubblica”, Xavi Hernandez Creus ha preso a sculacciate la moderna evoluzione del calcio affermando che “il talento vince sempre sul fisico. Il giorno in cui questo non succederà più, sarà finita perché il gioco diventerà molto noioso”.

Come sappiamo ormai tutti, l’evoluzione del gioco nel corso degli anni ha portato grandi innovazioni in Europa mentre noi, al contrario, siamo rimasti ancora alla preistoria ad ogni livello, quindi anche nello scouting. E’ da tempo che scrivo, avendo avuto esperienza diretta, che in Italia non si valorizza più il “talento” nella sua forma più pura, per una serie di motivi tra cui quello maggiormente fastidioso – almeno per me – ossia l’ossessione della struttura fisica e dell’atletismo, a discapito della tecnica e della comprensione del gioco.

Nello scouting di settore giovanile ho sempre pensato che al primo posto debba essere valutata nei giocatori la capacità di sapersi configurare in molteplici funzioni, all’interno di conoscenze e letture spazio-tempo, soprattutto per capire chi ha quella capacità innata di saper “vedere” lo sviluppo dell’azione. Solo in un secondo momento vi lego il primo controllo e il predominio in spazi chiusi/stretti o aperti, la visione di gioco e le abilità balistiche (per tacere dei parametri coordinativi, cognitivi, ecc.).

Poi è chiaro che ogni ruolo di posizione ha le proprie attitudini peculiari, anche fisiche ovviamente, ma alla fine sono sempre le scelte a determinare sequenze e azioni, così come anche la qualità dei movimenti e smarcamenti; ma capite bene che se la prima voce di un’analisi è il mero dato biometrico allora l’individuazione del “talento” diventa un ossimoro e non è una visione che voglio seguire.

Dall’ultimo terzo di campo i giocatori di talento in Italia, oggi, sono pochini ma ci sono club – come l’Empoli – che portano avanti un percorso formativo molto interessante, con l’intento primario di valorizzare i ragazzi senza preconcetti di natura fisica. E’ da un anno che sto studiando con molta attenzione lo sviluppo di Tommaso Baldanzi, trequartista brevilineo del gruppo Under 17, che sta facendo vedere qualità superiori alla norma.

Alla scoperta di Tommaso Baldanzi

Tommaso è uno dei protagonisti del campionato nazionale Under 17, che sta emergendo anche nella nazionale giovanile di categoria; il suo è un calcio speciale, dinamico, creativo, attraente. Lavora sulla terza linea svolgendo compiti di raccordo, legando quella porzione di campo spartiacque tra la mediana e l’attacco per “cercare le giocate per me e per servire i miei compagni”.

Sentendolo parlare, anche dello staff tecnico, mi ha dato la conferma che la sua ludi artis è improntata a sviluppare certe giocate pensandole d’istinto. Ovviamente il ragazzo non è ancora formato nel complesso (sia a livello di tattica collettiva che individuale), però ha quella calligrafia che ho elencato sopra e che riguarda la capacità innata di vedere o pre-vedere lo sviluppo dell’azione.

Al tema previsivo Tommaso associa una signorìa tecnica che orienta all’interno di un proprio linguaggio corporeo: vezzeggia con la palla, ne ha un controllo quasi cerebrale sia in spazi chiusi che aperti, ha destrezza e rapidità nell’1 vs 1, anarchico nelle pause tecniche, annusa gli spazi inventandoli e creandoli dal nulla, si lega ai movimenti dei compagni, è devastante nelle transizioni, calcia con entrambi i pedi ed è violento nella finalizzazione.

Ma è la libertà di movimento che gli garantisce Mister Beggi a renderlo quello che è già adesso, ossia nebuloso ed efficace dalla terza linea, regista, costruttore e invasore, quindi fuori da ogni prigione tattica o da binari codificati, come peraltro ci conferma lo stesso Tommaso. Questi sono i vantaggi di avere giocatori estrosi, dal criterio tecnico e cognitivo, oltre che liberi di esprimersi.

Questo è un giocatore che deve arrivare in serie A e ci arriverà, nonostante sia 170 cm. perchè ha le conoscenze del gioco con e senza palla, perchè assicura opzioni e varianti molteplici, perchè ha la capacità di eseguire il gesto tecnico (scelta) in situazioni complicate, perchè è pulito, ha velocità esecutive, ha ritmizzazione, cambio passo, ha attitudini di rifinitura e finalizzazione, crea superiorità numerica e ha visione di gioco. In Spagna probabilmente giocherebbe anche mezzala (e non vi nascondo che mi piacerebbe anche vederlo in mediana, visto che ci ha anche giocato con una certa continuità), ma insomma quel che è certo è che oggi possiede caratteristiche molto interessanti per il calcio moderno.

Scrivo spesso, del resto, che detesto la supremazia della tattica e della fisicità sulla tecnica in quanto favorendo le prime due c’è il rischio di costruire giocatori senza anima, uccidendo l’improvvisazione; ma il calcio ha bisogno di essere sorpreso. Io voglio essere sorpreso. Voi tutti dovreste essere sorpresi.

Intervista a Tommaso Baldanzi

  • Caro Tommaso, grazie per la Tua disponibilità. Partiamo subito dalle tue caratteristiche e consentimi una richiesta, che peraltro faccio a tutti i talenti che intervistiamo. Ti chiedo cioè di parlarmi delle tue peculiarità principali e del tuo modo di giocare ed interpretare il tuo ruolo. E soprattutto, dove, secondo te, dove puoi migliorare.

Grazie a Lei della opportunità. Allora, diciamo che sono un giocatore brevilineo e di piccola statura. Le mie caratteristiche principali sono la rapidità, il dribbling e l’ultimo passaggio. Amo giocatore trequartista e penso sia il ruolo dove posso esprimermi meglio e dove posso sentirmi libero di creare. Dove posso migliorare? Ci si può sempre migliorare in tutto, ma se devo dire qualcosa tuttavia penso alla fase difensiva.

  • Ti ho studiato nel corso dell’annata e nell’assetto di mister Beggi ti fidelizzi in un sistema orientato all’1-4-3-1-2, fluido e dinamico, dove tu appunto giochi sull’ultimo terzo di campo con libertà di movimento, con davanti due attaccanti dinamici che spesso si aprono favorendo i tuoi inserimenti. Personalmente mi ha sempre colpito la tua abilità di saper capire e prevedere come si andrà a sviluppare una traccia, ma hai delle indicazioni dallo staff tecnico a livello tattico o di movimenti? 

Con il gioco del nostro mister mi trovo molto bene, lui mi chiede di legare centrocampo e attacco, cercare le giocate per me e per servire i miei compagni. Il mister mi lascia molto libero di decidere la mia posizione e di muovermi dove credo sia più opportuno.

  • Qual è il tuo modo di interpretare il ruolo di posizione (o le varie funzioni)? 

Penso che il mio ruolo sia un mix di fantasia-rapidità-tecnica e questo cerco di mettere sempre in atto, mettendomi a disposizione della squadra ogni volta che scendo in campo. Poi come dici tu giustamente, lavoro d’istinto e cerco di proiettarmi in avanti mentalmente. 

  • “Proiettarsi in avanti mentalmente” è certamente la parte più significativa della tua meccanica e che mi ha colpito più di tutto. Hai giocato in altre posizioni durante il tuo percorso nelle giovanili?

Ho giocato li primo anno ad Empoli come attaccante, e 4 anni fa come mediano.

  • Torniamo un attimo alla squadra, perché l’anno scorso avete vinto il campionato under 16 con mister Buscè, a testimonianza che la vostra generazione appare molto interessante. In finale avete battuto l’Inter per 4-3, in una partita pirotecnica, dove peraltro segnasti il gol di apertura. 

L’annata passata è stata senza dubbio la più bella e più emozionante del mio percorso ad Empoli. Siamo riusciti a vincere un campionato, in una stagione in cui nessuno avrebbe scommesso niente su di noi. La forza del gruppo e la guida di un grande Mister ci ha fatto compiere un’impresa incredibile. Il gol realizzato in quella serata è senza dubbio il gol più importante con la maglia azzurra e che non dimenticherò mai.

  • Possiamo dire che è il gruppo la vera forza di questa squadra? Ti chiedo del gruppo perché l’anno scorso ho intervistato due giocatori della Primavera, Ricci e Belardinelli, ed entrambi mi hanno confermato che la coesione è una delle forze di questa bella realtà calcistica.

Senza dubbio, pur essendo forse al di sotto di tante squadre siamo riusciti a batterle. E lo abbiamo fatto perché siamo stati e siamo tutt’ora un gruppo che fa del collettivo la sua più grande forza. Quindi ti dico che è la vera forza della nostra squadra.

  • Anche quest’anno avete iniziato bene: la Juve viaggia ancora a punteggio pieno, ma voi siete secondi a 17 punti. L’ultima contro il Torino è stata una vittoria importante, peraltro impreziosita da un tuo gol (e siamo a quota 5, in 8 presenze). Come giudichi questo inizio di campionato, Tuo e della squadra?

Siamo partiti piuttosto bene in campionato, stiamo esprimendo al meglio il nostro stile di gioco. La partita con il Torino non è stato facile ma abbiamo dimostrato grande carattere ribaltando un risultato che non si era messo bene. Spero che la nostra squadra continui sulla strada intrapresa.

  • Non ho il minimo dubbio. Facciamo un passo indietro e parliamo di come è nata la passione del calcio, e cosa rappresenta per te questo meraviglioso sport.

La mia passione per il calcio è nata all’età di 5 anni quando ho iniziato questo meraviglioso sport, e posso dire che questa passione me l’ha trasmessa mio nonno: con lui passavo giornate a guardare tutti i tipi di partite. Questo sport rappresenta la mia più grande passione.

  • Ricordi chi ti ha scoperto e come è andato il primo provino?

Sono stato visionato da alcuni osservatori di zona, dopodiché feci un amichevole a Monteboro e da lì sono stato contatto, e grazie anche alla società Castelfiorentino sono entrato a far parte della famiglia azzurra.

  • Ci racconti cosa significa far parte dell’Empoli, dell’ambiente che si respira, ed il senso di appartenenza a questa società?

Ad Empoli ormai dopo 10 anni mi sento come se fossi a casa, è un centro dove c’è grande collaborazione, tutti sono sempre disponibili ad aiutarti e a farti crescere. Si lavora con serietà, impegno, entusiasmo e voglia di divertirsi e migliorarsi.

  • C’è una partita, in particolare, che ricordi nelle giovanili? 

Una partita che ricordo bene nelle giovanili è un derby contro la Fiorentina, vinto anni fa a Sesto Fiorentino, che ci permise di vincere un torneo molto importante per la nostra società.

  • Cambiamo argomento, perché vorrei soffermarmi su alcune tematiche importanti, ma spesso sottovalutate. Recentemente Carlos Tevez, in una intervista su quotidiani nazionali, ha detto: ho la stessa sensazione di quando giocavo da voi: i ragazzini sanno tutto di tattica ma la palla non la toccano bene. In Argentina si gioca ancora per la strada”. La tematica della “strada” per me è fondamentale per la crescita di questo sport e sappiamo che ormai i ragazzi non giocano più come una volta, preferendo rimbambirsi al telefonino o alla playstation. Cosa ti senti di dire ai bambini che si affacciano al calcio?

Purtroppo è vero che playstation e cellulari hanno preso il sopravvento; ai bambini mi sento di dire che il 50% del mio gioco l’ho imparato giocando nei campetti sotto casa, dove stavo tutto il giorno quando ero più piccolo. Oggi purtroppo si è persa questa abitudine ma a tutti i bambini che cominciano a giocare consiglio di impegnarsi sempre al massimo per raggiungere i propri sogni.

  • Concordo. Impegno e sogni sono due parole determinanti e fai bene a rimarcarle. Proprio in questo senso, abbiamo pubblicato delle interessanti interviste sui problemi del calcio giovanile con Dino Baggio, Antonio Cabrini, David Di Michele, e ci siamo accorti di come i ragazzi stiano perdendo udi vista la vera essenza del calcio ossia la passione, il divertimento e la cultura del sacrificio. Ad esempio, Di Michele mi ha detto testualmente che “I ragazzi, come sottolineate spesso, stanno perdendo i valori dello sport, e le colpe sono da attribuirsi un po’ a tutti i livelli: dagli stessi ragazzi, sino ad arrivare ai genitori, al sistema calcio in generale, e poi i social media”. Come vedi la situazione vivendola in prima persona?

Penso che il calcio sia lo sport più bello e praticato del mondo, e che per giocare serve tanto impegno, tanta dedizione e tanto sacrificio. Ma un aspetto da non tralasciare secondo me è il divertimento, il sorriso e la voglia di andare al campo a migliorarsi sempre divertendosi.

  • Esatto. Il divertimento è la vera magìa. Ci sono altri aspetti, però, che fanno parte di una cronaca che non mi piace. Ad esempio, avrai letto della proposta di Giovanni Galli di obbligare i genitori a partecipare ad “allenamenti pedagogici”, ossia riunioni rieducative per ascoltare i consigli di psicologi, dirigenti sportivi e pedagogisti, su come ci si comporta sugli spalti. Lo stesso Di Michele mi ha confermato che “sono convinto che sia molto più importante parlare con i ragazzi di etica e di rispetto, piuttosto che di calcio giocato, di tattica e di tecnica. Noi teniamo molto a questi ideali dell’etica e del rispetto, per cui ti chiediamo di esporci il tuo pensiero al riguardo.

Come ho già detto in precedenza penso che il calcio sia gioia, anche se purtroppo sentiamo sempre più parlare di episodi spiacevoli sugli spalti, che rovinano le partite e il gioco dei ragazzi. I genitori dovrebbero solo seguire e sostenere i proprio figli senza esasperare con il tifo in tribuna. E forse l’idea di Giovanni Galli non sarebbe una brutta proposta.

  • Capitolo razzismo (da ultimo a Verona, con Balotelli che scaraventa il pallone in curva). Voi ragazzi come vivete queste situazioni? Hai mai assistito ad episodi simili? 

Penso che siano episodi spiacevoli provocati da persone poco intelligenti; non ho mai assistito a episodi del genere, anzi ci tengo a sottolineare che ho tanti amici anche di altre nazionalità e sono totalmente contrario ad ogni forma di razzismo.

  • Torniamo a te. Sei ormai presenza fissa nella nazionale di categoria, segno evidente della fiducia riposta anche ai livelli federali. Puoi parlarci delle tue emozioni a vestire la casacca azzurra?

Vestire la maglia azzurra è un emozione unica, spero di aver ancora altre opportunità per onorate questa maglia. È un ambiente bellissimo e tutto viene curato nei minimi dettagli. 

  • In Italia da tempo di parla della pochezza tecnica delle nuove generazioni, anche se ci sono stati buoni risultati a livello di nazionale. I nostri under 17 sono usciti ai quarti del mondiale contro il Brasile, mentre in serie A e B ci sono ragazzi interessanti come Esposito, Candela, Russo, Corbo, Gaetano, Riccardi, Piccoli, Tongya, Gasparini, Ahamada, Ricci, Mazza, Millico, Vignato, Udogie, e tanti altri. Si è alzato il livello secondo te?

Penso che si sia alzato molto il livello tecnico di questi ragazzi, conosco alcuni di loro e penso che siano veramente dei grandi futuri giocatori.

  • Nel tuo ruolo di posizione, hai un modello di riferimento? 

Mi piace molto Dybala perché in parte ricopro il suo ruolo; gli ruberei la tecnica le sue giocate strepitose e la sua fantasia.

  • C’è un calciatore con cui vorresti giocare un giorno? Ed un allenatore? 

Sogno un giorno dì giocare con un attaccante fisico come Lewandoski a livello di caratteristiche, con cui potrei sicuramente trovare benefici per la mia tipologia di gioco. Invece come allenatore amo un genio del calcio come Klopp.

  • Hai un obiettivo specifico, a livello calcistico, nel breve periodo?

Il mio obiettivo è migliorarmi ogni giorno e riuscire con i compagni raggiungere la fase finale e poterci giocare le nostre carte anche quest’anno. A livello personale, come detto mi alleno per migliorami sempre ogni anno provo a realizzare almeno gli stessi gol del campionato precedente.

  • Segui il calcio estero?

Si mi piace molto il campionato inglese perché è un campionato dove c’è tanta tecnica e ritmi alti. È un campionato imprevedibile e gli esiti delle partite non sono mai scontati.

  • Ci parli del Tommaso “ragazzo”? Passioni, hobby, studio, amicizie.

Il calcio mi porta via tanto tempo; oltre ad allenarmi vado a scuola, frequento un istituto tecnico. Nei momenti liberi passo il mio tempo con gli amici di sempre con cui ho piacere di stare nel tempo che ho a disposizione.

  • Ultima domanda: il ruolo della tua famiglia rispetto alla tua carriera.

Penso che il ruolo della famiglia sia quello più importante: loro mi lasciano molto libero nelle mie scelte, non si sono mai persi una mia partita e mi sostengono sempre nei momenti positivi e in quelli più negativi

Tommaso, come avete avuto modo di leggere, è un ragazzo di soli 16 anni ma con una maturità già ben definita. Conosce il calcio, e le sue dinamiche, anche quelle meno discusse, come l’etica, il rispetto, il razzismo e tematiche più complicate. E’ questo il senso delle mie chiacchierate, e cioè non solo quello di farVi conoscere i nostri talenti dal punto di vista tecnico, ma anche umano. Questi ragazzi, anche minorenni come nel caso di Tommaso, si stanno trasformando in Uomini, prima che calciatori, e quindi trovo che sia un arricchimento per tutti quello di dare la possibilità di parlare della loro passione più grande.

Ringraziamenti

Ringrazio Tommaso per la disponibilità e cortesia, e gli auguro di poter diventare un calciatore importante, e soprattutto di non perdere mai la sua capacità di divertirsi in campo. Un grazie particolare va anche al padre del ragazzo, Alessandro, e non solo per l’autorizzazione alla intervista (essendo il figlio minorenne), ma anche per la simpatia e cordialità. Sono poi nuovamente grato alla società Empoli F.C. S.p.A., nella persona di Luca Casamonti (addetto stampa del club), per la cortese autorizzazione, nonché per la consueta fiducia accordatami.

Tommaso Baldanzi

(Fonte foto:  Facebook.com)

 

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2 Commenti

  1. La Famiglia ringrazia la redazione e in particolar modo Christian Maraniello per la sua gentilezza professionalità ma anche delicatezza nel intervistare un giovane grazie di Cuore

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