GIUSEPPE KEVIN LEONE – U.C. SAMPDORIA S.P.A. (under 15)

Data di nascita: 28.3.2005

Luogo di nascita: Catania

Altezza: 1.82

A cura di Christian Maraniello

In questo periodo di lockdown emergenziale, dove i giorni hanno perso il loro nome ed identità, anche i ragazzi sono chiamati a modificare le proprie abitudini, confrontandosi con una nuova realtà, ed in particolare con differenti format didattici, sia scolastici e sia sportivi.

Ho voluto quindi coinvolgere Kevin Leone, classe 2005 della Sampdoria, in una delle mie chiacchierate strutturate, dopo averne pubblicato lo screening tecnico recentemente (leggi qui la scheda).

La Sampdoria, da sempre attenta alle dinamiche giovanili, mi ha gentilmente  autorizzato dando così fiducia non solo al sottoscritto, ma anche al ragazzo stesso, ed è quindi con piacere che Vi presento questa nuova pepita del nostro calcio.

Peraltro, il suo agente, Gianluca Virzì, con cui ho avuto piacevoli scambi in questi giorni, mi ha raccontato che il rapporto con il giocatore è stato subito d’impatto; ho voluto conoscerlo insieme alla famiglia, che si è sempre dimostrata umile, seria e di una sola parola. Abbiamo pianificato il percorso che ritenevo più opportuno per lui, avendo come obiettivo primario lasciare la Sicilia ed approdare in un club, come la Sampdoria, che lo potesse far crescere e formare. Kevin, a Genova, si è sempre messo a disposizione della squadra e dei mister. Il suo atteggiamento mi ha fatto capire che, oltre al talento, possiede anche forza mentale”.

Sono certamente d’accordo ed aggiungo che, mano a mano che interagisci con Kevin, capisci che hai davanti un ragazzo che ovviamente si sta ancora formando, ma che al contempo ha già bene in testa idee solide, e direi anche progetti futuri.

Abbiamo parlato di tutto, ma prima di lasciarVi alla lettura, vorrei segnalarVi tre rapide slides concettuali sul talento catanese.

La prima pertiene alla sua metodica. Ci sono due parole che ripete spesso, ossia “divertimento” ed “istinto”, come se volesse in qualche modo spiegarmi la sua arte.

E come ci spiega Eric Cantona, icona indigena del passato, l’arte “è spontaneità, sicchè il calcio, se accettiamo questa verità, ruota intorno alla unione eccitante, tra spontaneità – che è specificazione dell’istinto – ed efficacia.

La seconda riguarda la sua antropologia tecnica. In realtà non lo spiega, ma lo si constata attraverso alcuni aneddoti: Kevin Leone, in sintesi, ama la palla in modo intimo, servendosene per influenzare lo sviluppo gioco offensivo, senza però  offendere l’avversario, come i diss track americani, bensì allo scopo di cannibalizzare gli episodi creando vantaggi al collettivo.

La terza ed ultima slide è più cerebrale e riguarda una specifica giocata sincronizzata, che chiamo trigger movement, perché figlia di letture movimentate. L’ho vista nel secondo tempo del derby di andata: Kevin si abbassa nella propria metàcampo, esattamente sulla linea che delimita il cerchio e, prima ancora di ricevere la palla (con due avversari in pressione), annusa la traccia nello spazio del compagno.

Annusare però non significa che si è già verificata. Ed il seguito dell’azione è una babilonia impattante: il n. 10 serve di prima il compagno, con un laser pass architettonico, creando così i presupposti per il gol, poi invero fallito da Lorenzo Conte (un 1 vs 1 tra attaccante e portiere).

Ma resta la tracklist sofisticata e violenta, che consente di percepire letture evolute nella testa di un quindicenne, come una sinapsi elettrica: nell’attimo prima della ricezione, Kevin fotografa il corridoio libero, rotea la testa, ed incrocia lo sguardo del compagno, il quale non ha nemmeno bisogno di chiamare il filtrante.

Sincronizzazione, controllo visivo, esecuzione già pensata, tempo di gioco.

Ne ho parlato con Kevin, quindi evito digressioni su allenamenti in metriche di geometrie medio/lungo, però sarebbe interessante coinvolgere i formatori su queste metodologie di lavoro, sperando in futuro di averne l’occasione.

Ad ogni modo, il video di questa danza sofisticata lo reperite nel video della scheda al minuto 1.48 (leggi qui).

Vi lascio alla chiacchierata. Buona lettura.

Intervista a Kevin Leone

Grazie Kevin per la Tua disponibilità.

Comincerei parlando di questo periodo emergenziale. Quali sono le tue prime impressioni su questa quarantena forzata?

Buongiorno e grazie a voi della opportunità.Sicuramente questa situazione è molto grave, ma dobbiamo ascoltare quello che dicono gli esperti, e quindi rimanere a casa. Spero che duri poco.

Ma alla fine non ci si annoia. C’è sempre qualcosa da fare, e non certo la playstation. La didattica scolastica prosegue, con lezioni e compiti. Che scuola fai?

[ride] Si è vero, però la playstation è divertente. A parte gli scherzi, abbiamo una piattaforma dove ci colleghiamo per seguire le lezioni e fare i compiti. Frequento un istituto privato a Genova, e faccio il Liceo Sportivo, sono in prima. A Genova vivo in convitto, ma adesso, con queste problematiche,  sono tornato giù, da mia mamma.  

Anche la Sampdoria vi tiene in riga. Ho visto un video sui social dove il vostro Responsabile del Settore Giovanile, Invernizzi, racconta che la società (formatori, preparatori, ecc.) vi tiene coinvolti. Puoi descriverci le attività della vostra categoria, under 15?

Si, la società ha preparato un programma, e via via ci manda delle esercitazioni da fare, anche con dei video, e quindi tutti i giorni mi alleno fisicamente.   

Torniamo a te: prima di parlare delle tue attitudini, vorrei chiederti se hai ricordi particolari del periodo in cui hai iniziato a giocare nel tuo quartiere.

Guarda, ricordo molto bene quando giocavo da bambino nel nostro quartiere “Nesima”. Giocavamo tantissimo a calcio e pensavamo solo a divertirci e basta.  Poi i miei genitori mi hanno portato in una società, la “Libertas Catania Nuova”, dove sono rimasto tre anni. Diciamo che ho iniziato così.

 Qui poi ti ha scoperto il Calcio Catania.

Si, alcuni osservatori del Catania mia hanno notato e mi hanno fatto fare una partitella e mi hanno scelto subito. Sono rimasto tre anni. Ho giocato anche sotto leva, con i 2004, l’ultimo anno. Mi divertivo tantissimo. Poi è arrivata la Sampdoria, ed altre società che mi stavano seguendo, ma con il mio agente, Gianluca Virzì, abbiamo deciso che la Samp era la scelta migliore per me, e sono molto contento.

Torniamo tra poco sulla Samp. Usi spesso il termine “divertimento”. E lo fai nella maniera corretta, perché è la vera essenza del calcio.

Si assolutamente.

Giocare per strada è la prima vera “palestra” naturale del calcio: si allenano le piccole destrezze, la prima “pulizia” del tocco ed il tiro. Però da più parti si sostiene che i bambini hanno perso questa abitudine e si ricollega questa perdita al fatto che non nascono più talenti. Cosa ne pensi?

Penso di si, cioè che sia vero. Però come ho detto secondo me nel calcio il divertimento è tutto, ed io penso solo a giocare.

Anche un grande giocatore, Tevez, in una recente intervista ha detto: i ragazzini sanno tutto di tattica ma la palla non la toccano bene. In Argentina si gioca ancora per la strada”. Cosa ti senti di dire ai bambini che si affacciano al calcio?

Tevez è stato un grandissimo attaccante e probabilmente ha ragione. Ai bambini che si affacciano nel calcio sicuramente dico che devono pensare solo a divertirsi e giocare.

Cosa è per te il calcio? Condensa il tuo pensiero in tre parole.

Per me il calcio è emozione, passione e divertimento. Posso anche dire che è tutto?

Certo.

Allora ti dico che per me il calcio è tutto.

C’è qualcuno in particolare che ti ha trasmesso questa passione?

Fin da subito mio nonno e mio padre. Ho iniziato prestissimo a giocare e devo ringraziarli.

C’è una partita che ricordi con particolare enfasi nelle giovanili? Ci puoi raccontare anche il motivo?

Guarda, mi ricordo tantissimo il Torneo “Sicily Football Cup”, dove c’erano squadre internazionali. Mi ricordo società olandesi, del Belgio, portoghesi, e tante altre. Questo torneo lo vincemmo, battendo in finale il Twente 1-0 con un mio gol. Quindi fu un emozione bellissima ed indimenticabile.

Veniamo alla tua carriera. Arrivi alla Sampdoria nel 2019: parlaci di cosa significa far parte di questo club, che ambiente si respira, ed il senso di appartenenza anche per Voi giovani.

Sono contentissimo di giocare nella Sampdoria, anche se devo dire che all’inizio ho avuto qualche difficoltà, soprattutto di ambientamento.

Penso sia normale, anche perché, se ho ben capito, ti sei trasferito in convitto, e quindi non è facile lasciare la famiglia e gli affetti a 14 anni.

Esatto. Quindi, ho avuto qualche difficoltà, però poi mi sono ambientato molto bene. Poi considera che l’ambiente in generale è molto bello, sicuro, e tutti ti fanno sentire a tuo agio. Noi poi in under 15 siamo un bel gruppo, e questo conta molto.

Sulla tua crescita calcistica, sia tecnica e sia tattica, quanto e come sei migliorato a Genova?

Si, secondo me sono migliorato tantissimo, anche tatticamente. Lavoriamo molto, ma ci divertiamo anche.

Facciamo uno screening delle tue caratteristiche tecniche, che io conosco molto bene, avendoti visto in alcune partite, ed avendo pubblicato recentemente una scheda tecnica (leggi qui). A proposito, mi dai un parere?

Beh è molto bella e ti ringrazio. E’ una descrizione perfetta delle mie caratteristiche, ed anche dei miei difetti.

Descrivimi, in parole tue, le peculiarità principali, il tuo modo di giocare ed interpretare la tua nuova meccanica di gioco (poi parliamo del cambiamento di ruolo).

Innanzitutto penso di essere un giocatore forte fisicamente e con una bella corsa. Credo di essere molto bravo in progressione con la palla al piede, e nel tiro in generale. Mi piace tirare spesso, sia calci da fermo (punizioni e rigori), e sia anche su azione, quando sono in buona posizione ci provo sempre.

Non è un caso che sei addirittura il cannoniere della squadra, pur giocando a centrocampo. Ricordiamolo: 11 reti, di cui 4 su rigore. E sono tanti gol per il ruolo e la funzione tattica che ricopri.

Si segno moltissimo, anche perché mi piace attaccare.

Concordo. Questa è una tua prerogativa che ho segnalato subito nella scheda tecnica pubblicata. Ci torniamo dopo su questo specifico aspetto. Tornando alle tue attitudini, io credo però che a te piaccia giocare con la palla, toccarla tante volte, diciamo essere nel vivo del gioco, anche perché tecnicamente sei molto bravo.

Si, è verissimo. Mi piace essere nel vivo.Però ti dico una cosa, che magari potrà sembrare strano: preferisco l’assist al gol. Cioè, è ovvio che segnare è bello, però anche entrare in una azione in modo decisivo mi dà le stesse sensazioni.

Come contro il Genoa all’andata: hai dato una palla incredibile a Lorenzo Conte, senza guardare. Eri nel cerchio di centrocampo, e ancora prima di ricevere palla, sapevi già dove indirizzarla. Si dice che i grandi giocatori sono prima di tutto cerebrali, anche perché sanno cosa fare prima di farla. Si anticipa la giocata nel cervello, e poi la si esegue; il tutto in una frazione di secondo.

 Si, fu un’azione velocissima e bella. Prima di ricevere avevo guardato rapidamente la situazione ed avevo visto Lorenzo che stava partendo. Aveva tutto il campo se gliela mettevo bene. Peccato che poi sbagliò, ma ci sta. Non fa niente.

Veniamo alle lacune.

Si, ne ho [ride] e qualcuna l’hai descritta giustamente tu. Però secondo me devo anche migliorare sulla tecnica, sulla crescita in generale nel nuovo ruolo, e anche sulla forza fisica.

Aggiungerei altri due difetti: la fase difensiva, specie adesso che hai cambiato meccanica di gioco (ed in particolare i tempi dell’aggressione, soprattutto del blind-side pressing), e poi la velocità di trasmissione nel traffico, per non perdere il tempo di gioco.

Si è vero. Sono assolutamente d’accordo. Sto cercando di migliorare giorno dopo giorno.

Parliamo del tuo nuovo ruolo. Arrivi alla Samp come esterno offensivo ed a Bogliasco lo staff ha abbassato il tuo raggio di gioco, mettendoti più nel vivo, ossia da mezzala sinistra o come trequartista. Come ti trovi?

Mi trovo bene anche da centrocampista, però devo dire che giocando esterno offensivo ho più campo davanti, e riesco a portare meglio la palla, sfruttando le mie caratteristiche, la corsa soprattutto. Mi piace stare vicino alla porta, ma gioco dove mi dice il mister, senza problemi.

Come ti ha convinto? Ne avete parlato?

Si, ne abbiamo parlato molto. Mi ha detto che secondo lui, per le qualità che ho, è meglio che giochi in mezzo. E quindi ho dato la massima disponibilità. Poi comunque ti dico che sono abituato a cambiare ruoli.

Ne parliamo dopo della duttilità e dell’adattamento, ma voglio concludere il discorso. In realtà incidi anche da mezzala sinistra: è vero che probabilmente hai attitudini da esterno alto, ma guardandoti attentamente si nota che partendo più basso hai maggiori possibilità non solo di toccare più palloni, ma soprattutto di orientare la manovra offensiva, o con accelerazioni o con combinazioni nel corto/medio. Certo, devi velocizzare la trasmissione, ma cosa ti chiede Mister Alessi, a livello tattico? hai dei movimenti precostituiti, oppure se ti lascia libertà di movimento?

E’ vero, tocco tanti palloni anche da mezzala. Comunque no, non ho movimenti codificati. Diciamo che il Mister mi lascia tanta libertà di movimento, sia da mezzala e sia da trequartista.

E sono contento, perché è mia convinzione che la libertà discrezionale e l’istinto siano l’anima di questo gioco.Comunque, la massima espressione di quanto detto l’ho vista nel derby, dove hai giocato praticamente a tutto campo, facendo una partita selvaggia. Certo, da mezzala o da trequartista serve anche la fase difensiva, e ne abbiamo già discusso.  

Si intanto ti ringrazio del complimento. Fu una partita molto bella. Sulla fase difensiva, hai ragione. Il mister, quando gioco trequartista mi chiede sempre di schermare il mediano avversario, invece da mezzala mi chiede di aiutare i compagni nella fase di non possesso, ma poi, come detto, posso muovermi come voglio, sia andando sull’esterno o in mezzo. Da mezzala mi mette sempre a sinistra, perché così posso convergere e tirare con il destro. Dovrei anche migliorare con l’uso del sinistro, in realtà.

Ho anche notato che spesso aggredisci molto alto, sebbene alle volte sbagli il tempo dell’aggressione (come ti dicevo prima). E’ una richiesta specifica la pressione alta?

Si, ce lo chiede sempre il mister.

Sulla balistica, sappiamo che è una tua peculiarità importante: spesso provi la conclusione da fuori, anche da molto lontano, e poi le punizioni ed i rigori sono tutti tuoi. E’ una dote naturale, o la alleni continuamente?

E’ una dote naturale. In allenamento non proviamo nulla sulle punizioni o sui rigori, quindi ci provo sempre in partita.

Quando giochi a tutto campo la tua espressione massima è l’istinto, come mi hai confermato. Quanto è importante per te questa dinamica?

Per me l’istinto è tutto. Ed hai ragione in pieno, perché io gioco così, seguendo l’istinto.

Restando un attimo in tema di compiti e ruolo, parliamo di evoluzione (così entrando nel discorso sulla versatilità). Sappiamo che il tuo modello di riferimento è Zaniolo, tuttavia nella mia relazione ho citato Julian Brandt, del Borussia Dortmund. Anch’egli nasce esterno (come te), poi si è evoluto giostrando dapprima sull’ultimo terzo di campo e poi, quest’anno, come mezzala d’assalto e addirittura centrale a due. Come si riesce a modificare totalmente la produzione in campo? Capacità di adattabilità? Problem solving? Disponibilità?

Il mio modello è sicuramente Zaniolo, però ho visto giocare anche Brandt e sono contento che mi hai accostato a lui. E’ un grande giocatore e mi ci vedo. Sul discorso dei ruoli penso sia importante l’adattamento. Poi devo dirti che sono abituato a giocare in ruoli diversi sin da bambino, per cui è anche un’abitudine. Pensa che nel Catania ho giocato anche difensore centrale.

Concordo con te, sull’adattamento. Nel calcio moderno, però, oltre a questi aspetti, c’è bisogno di tecnica, che è alla base di ogni scelta (con l’obiettivo, ad esempio, di usare il palleggio per creare spazi alle spalle delle linee di pressione), nonché intelligenza calcistica e movimento costante senza palla. Vengono provate in allenamento anche nella vostra categoria?

Sono d’accordo con quanto hai detto. Devo dire che noi facciamo molti esercizi per migliorare la tecnica, e soprattutto per liberare il compagno nello spazio.

Il tuo agente, Gianluca Virzì, mi ha parlato che hai anche forza mentale. Su questa peculiarità, ne ho discusso con tanti ragazzi qui. E’ una domanda complicata, che potrebbe sembrare astratta, però a me pare che il tuo modo di stare in campo, di capire la partita, interpretarla, derivi appunto da una forza mentale intrinseca. E’ così?

Per me l’aspetto mentale è fondamentale. E credo che conti molto anche per gli aspetti che mi hai detto.

Ci sono figure professionali all’interno del club, oppure si privilegia l’aspetto tattico e tecnico?

Nella nostra categoria no. Ma per i più grandi non lo so.

L’aspetto mentale si riflette poi sulla certificazione della tua leadership in campo, visto che tocchi tantissimi palloni, li reclami, ed i tuoi compagni spesso si appoggiano su di te. Ti senti questa responsabilità?

Si sento la responsabilità, ma ti dico che mi piace molto. Chiamo la palla, senza problemi, ed i compagni mi cercano. Ripeto, a me piace giocare ed essere nel vivo.Ti dirò di più: prima di scendere in campo sono quello che dà la carica a tutti.

Domanda tattica che riguarda il tuo specifico ruolo. Ci sono due macro-contesti, ossia lo sviluppo posizionale (possesso palla) e quello transizionale (riaggressione palla e ribaltamento selvaggio). Non conto volutamente i moduli conservativi, che a me non piacciono.  Ecco, in queste due grandi categorizzazioni, un centrocampista, per poter essere considerato evoluto, deve sapersi adattare ad entrambi i modelli. Tu credi di poter stazionare in entrambi i paradigmi, tenendo conto delle tue caratteristiche? Oppure credi di essere più adatto ad uno piuttosto che all’altro contesto?

Guarda, a me piace attaccare, ma in generale queste due situazioni mi piacciono, e quindi credo di essere adatto in tutti e due i modelli.

Ci sono comunque dei dati oggettivi che si devono analizzare. Da mezzala o trequartista segni più di un attaccante puro. Quest’anno addirittura 11 reti, e non conto gli assist o i third-passes. Hai indici di pericolosità offensiva veramente importanti. Ne tieni conto? E lo staff?

Io si, le guardo tantissimo. Penso siano importanti. Però in società non le studiamo ancora, forse perché ancora presto. 

 Capitolo nazionale: Mister Patrizia Panico ti sta convocando spesso in nazionale under 15. Hai partecipato al Torneo Uefa Algarve, dove peraltro sei stato grande protagonista, realizzando 2 reti in 3 presenze. Ci parli delle emozioni che hai vissuto per aver vestito la maglia azzurra, e che ambiente hai trovato.

Il Torneo in Portogallo è stata la prima convocazione. Giocare per la nazionale è un’emozione bellissima, e resterà un ricordo incredibile. Spero ovviamente di viverne ancora.

Ed il Torneo Algarve, che cosa ti ha lasciato? Il livello è diverso? Che differenze hai notato?

Beh è stato il mio primo torneo internazionale e sicuramente il livello è molto più alto. Ci sono giocatori bravissimi e l’intensità è maggiore. Ma a dirti la verità non ho avuto grossi problemi, anzi mi sono adeguato subito.

Anche in nazionale giochi intermedio sinistro.

Si, esatto. Ho giocato da mezzala, e sono riuscito anche a segnare due gol. Grande soddisfazione. La Spagna comunque è fortissima.

Circa le metodologie di lavoro, sappiamo che allenarsi nel club ed in nazionale è differente. Come si lavora in nazionale?

Differenze non tantissime in realtà, però ecco diciamo che in nazionale ci fanno fare tanto possesso palla. Penso sia questa la vera differenza.

Parliamo di alcuni valori che purtroppo sono sottovalutati. Mister Di Michele, nella intervista pubblicata su questa Rivista, mi ha parlato di aspetti interessanti: “Sono convinto che sia molto più importante parlare con i ragazzi di etica e di rispetto, piuttosto che di calcio giocato, di tattica e di tecnica. Ecco, noi teniamo molto a questi ideali dell’etica e del rispetto (verso tutti, compagni, avversari, staff tecnico, arbitri, pubblico, dirigenti), per cui ti chiediamo di dirci due parole al riguardo.

Sono d’accordo con il Mister. Io penso che il rispetto in ogni sport sia importante. Devo dire che la società ci parla molto delle cose che mi hai detto, perché appunto il rispetto deve esserci sempre, e nei confronti di tutti.

Capitolo razzismo. Da anni assistiamo a frequenti episodi di razzismo (da ultimo a Verona, con Balotelli che scaraventa il pallone in curva). Voi ragazzi come vivete queste situazioni? Hai mai assistito ad episodi simili? Vi infastidiscono? Credi che si possa migliorare, ed in che modo?

Il razzismo è odioso. Mi da veramente fastidio vedere questi episodi, che con il calcio non c’entrano niente. Comunque non ho mai assistito ad episodi simili, quindi non so come reagirei. Ma dal fuori danno fastidio.

Indossi la numero 10, e come sai il peso di questa maglietta è elettrizzante. Ha un significato?

Per me la 10 è tutto. La indosso sin da bambino.

Alla Sampdoria l’hai chiesto tu il numero? In nazionale hai la n. 7.

No. Alla Sampdoria me l’ha data lo staff ed è stata una grande emozione, mentre è vero, in nazionale ho la n. 7, ma non è un problema.

C’è un calciatore con cui vorresti giocare un giorno?

Si, Alessio Piantedosi.

Bella scelta. L’ho conosciuto ed abbiamo pubblicato una sua scheda, però intendevo un calciatore professionista!

Ah [ride], scusi. Assolutamente Mbappè.

Così lo puoi servire in campo aperto? Sareste una coppia violenta negli spazi.

Certo! Beh lui è impressionante.

Ed un allenatore?

Pep Guardiola. E’ il migliore del mondo.

Hai un obiettivo specifico, a livello calcistico, nel breve periodo?

Direi il primo obiettivo contratto da professionista, magari con la Sampdoria. Vorrei esordire in serie A con questa maglia.

Ultima domanda: il ruolo della tua famiglia rispetto alla tua carriera.

I miei genitori mi hanno sempre seguito, e devo quindi ringraziarli per tutto.

Grazie Kevin, abbiamo terminato.

Grazie a voi. E’ stati un piacere. E un caro saluto a tutti.

Ringraziamenti

Si chiude anche questa chiacchierata, che mi auguro Vi abbia regalato alcuni spunti riflessivi. A me si, e ne ho dato conto nell’introduzione. Ringrazio quindi Kevin Leone per la disponibilità. Parlare di argomenti anche complicati, per ragazzi della sua età, non è certamente facile. Gli auguro, anche a nome della rivista, una carriera ricca di soddisfazioni. Sono riconoscente poi al Dr. Gianluca Virzì, agente del ragazzo, per la estrema cordialità. Ringrazio, infine, per la fiducia la società U.C. Sampdoria S.p.A., ed in particolare il Responsabile del Settore Giovanile, Giovanni Invernizzi, ed il Capo Ufficio Stampa dell’area comunicazione, Federico Berlingheri.

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3 Commenti

  1. Complimenti per l’intervista e per le domande formulate.
    Ho avuto modo di vedere Kevin Leone, tanta roba, la vostra scheda lo descrive in maniera perfetto.
    Volevo porvi una domanda, che ne pensate dei 2005?
    Dal mio punto di vista, come qualità tecnica mi sembra una delle migliori nazionali degli ultimi anni, sono rimasto colpito da molti ragazzi, soprattutto i centrocampisti, tanta roba,parlo di Antonio Troise, Di Maggio,Ripani (il play del Pescara) e lo stesso Kevin, una menzione anche per il difensore Serra e l’attaccante Jarre.
    Che mi dite?

    • Grazie a te e complimenti per la competenza. Sì, in Italia ci sono molti 2005 interessanti e alcuni di questi verranno “schedati” da noi prossimamente ;). Jarre è un ottimo giocatore, ho anche avuto la possibilità di vederlo dal vivo. Naturalmente, bisogna riuscire ad intravedere le prospettive di un giovane calciatore nel lungo termine, alcuni ragazzi hanno già una struttura notevole che li rende estremamente performanti adesso ma in futuro potrebbero andare in difficoltà.